La Superbike ha riacceso i motori in questo 2022 all'insegna della partenza in ritardo rispetto al solito e non nella consueta cornice di Phillip Island. Il primo appuntamento della stagione si è corso infatti ad Aragon. La due giorni di gare sul Motorland ha confermato, per quanto riguarda la top classe delle derivate di serie, i valori che si attendevano alla vigilia. Il mondiale, salvo stravolgimenti, sarà una questione tra Bautista, Rea e Razgatlioglu.
Lo spagnolo, tornato in Ducati dopo la parentesi di due anni in Honda, è quello che ne esce meglio dal tracciato iberico, dal momento che lascia l'Aragona da leader della classifica, forte di 2 vittorie (SP Race e Gara-2) ed un secondo posto in Gara-1. Lui, che nel 2019 aveva dominato le tre manche disputatesi sulla pista di Alcaniz, non ha dato la stessa dimostrazione di schiacciante superiorità di tre anni fa, ma è stato concreto e non ha disdegnato il corpo a corpo, specie con Rea, ma non solo, visto il sorpasso all'esterno fatto su Razgatlioglu in Gara-1 alla fine del rettilineo di arrivo.
La sua Ducati è migliorata, rispetto a quella che aveva lasciato e che, all'epoca, riusciva a guidare solo lui. La superiorità di motore della Panigale V4 è risultata netta, anche grazie al lungo rettilineo del Motorland dove, in Gara-1, il pilota di Talavera de la Reina ha fatto segnare una punta di 331,3 km/h contro i 324,3 di Rea ed i 320,5 di Razgatlioglu. La superbike bolognese è apparsa sempre un po' più macchinosa delle rivali nel guidato, ma è una caratteristica della moto, che si basa su altri punti di forza.
Dare però solo alla moto il merito sarebbe ingiusto con Bautista, molto consistente e veloce per tutto il week-end, al punto che, in Gara-1, ha mancato il successo di soli 90 millesimi, battuto da quel Jonathan Rea che non è mai domo, se non qualche curva dopo aver tagliato il traguardo. Il pilota della Kawasaki e la sua moto erano sotto i riflettori per tutta una serie di motivi e non hanno deluso.
Il nordirlandese è stato il solito cannibale affamato di successi, nonostante in bacheca abbia la bellezza di 113 vittorie e 218 podi in 344 gare, che è come dire che una volta su tre in cui è partito, ha vinto ed un'altra è finito a podio. Il capolavoro del curvone finale, all'ultimo giro di Gara-1 può essere passato inosservato ad alcuni, ma il prendere l'interno (come aveva già fatto in almeno un paio di occasioni in precedenza), lasciando ad un certo punto i freni per essere certo di sopravanzare il rivale è stato un qualcosa da antologia.
La ZX-10R e la Yamaha R1M continuano a pagare dazio sul dritto alla Panigale V4. Lato Kawasaki però, l'inverno a disposizione è servito ai tecnici di Akashi ed al KRT per configurare al meglio il cambio e la risposta del motore rispetto al limite di 14600 giri imposto dal regolamento FIM, cosa che l'anno scorso non era stato possibile a causa della questione Superbike 2021: i 500 giri e la Kawasaki ZX-10 RR, nuova ma non abbastanza.
La nuova moto non si sa ancora se arriverà in autunno, ma il primo round del 2022 ha restituito un quadro meno preoccupante di quello del finale 2021. La Ninja è una moto molto equilibrata, in grado di svoltare in un fazzoletto ed è stata ulteriormente affilata per essere efficiente al massimo. A questo occorre va sommato il valore aggiunto dell'avere in sella Rea che, ad Aragon, si è visto ancora più incisivo in staccata di quanto non lo fosse prima, segno che forse il 6 volte campione del mondo potrebbe aver ulteriormente evoluto il suo stile di guida.
Per qualcuno il triplo terzo posto di Razgatlioglu e la Yamaha può essere considerato non troppo positivamente. E' vero, è il binomio campione del mondo, ma lui e la R1M al Motorland hanno mai davvero brillato. In questa ottica, uscire dal circuito aragonese con 39 punti, a 18 dalla vetta, assume un altro significato, anche perché, un anno fa, i punti per lui dopo il primo w-e di gara, erano 9 in meno.
Il talento del turco non si discute, così come il valore della 4 cilindri dei tre diapason, forse più in odore di possibile rinnovamento totale, in autunno, rispetto alla Kawasaki. Ad Iwata in questo momento si stanno vagliando alcune soluzioni, come il ritorno alla moto 2021 per Assen in attesa di affinare gli sviluppi 2022, ma è indubbio che arriveranno piste più favorevoli ad una coppia che non può non essere considerata una pretendente al titolo.
In casa Honda qualche timido sorriso si vede, ma c'è ancora un po' di strada da percorrere per arrivare a dare fastidio a "quei tre là". La moto sembra cresciuta ed ha mantenuto il supermotore che l'anno scorso l'aveva vista spesso in cima alla speciale classifica delle velocità massime. Vierge e Lecuona sono rookie, sebbene di lusso perché provenienti dal Motomondiale (il primo dalla Moto2, il secondo dalla MotoGP), ma non basta quello per vincere in un campionato come la Superbike di oggi.
Al loro esordio, i due alfieri dell'ala dorata sono comunque arrivati sempre in top 10, con un 6° posto come miglior risultato, cosa non necessariamente scontata, anche se le ambizioni del team sono ben altre. Chi proprio non ride invece, è BMW, salvata da Mychalchyk in Gara-1 e Baz in Gara-2. Non pervenuto o quasi il compagno dell'ucraino, quello Scott Redding che l'anno scorso è stato a tratti in lotta per il mondiale, finendo comunque al 3° posto.
Le stagioni passano, ma il progetto tedesco fatica a decollare. Redding non è divenuto brocco tutto di un colpo ma, evidentemente, non ha ancora preso le misure ad una moto che ha impressionato sul dritto (la M1000RR di Laverty ha fatto segnare la seconda punta massima, con 330,3 km/h), ma che evidentemente ha ancora bisogno di tempo per accordare le altre componenti.
In una situazione simile non è semplice trovare il bandolo della matassa e la memoria non può non correre indietro ai primi anni di presenza della casa di Monaco in Superbike, alias dal 2009 in poi, quando il brand dell'elica, esattamente come oggi, era impegnato con un team factory. Qualcuno recrimina il fatto che la gestione sportiva del marchio tedesco sia in stile Honda, vale a dire fortemente incentrata sul mezzo e molto meno su piloti e resto. Only time will tell e non ne manca molto al prossimo appuntamento, quello di Assen del 22-24 aprile, dove per tutti gli altri piloti non citati si potranno iniziare a delineare quelli che sono i contorni dell'inizio di stagione.
Superbike Aragon 2022: ordine di arrivo di Gara-1
Superbike Aragon 2022: ordine di arrivo di SP-Race
Superbike Aragon 2022: ordine di arrivo di Gara-2
Credit foto: World Superbike official site