Nuovi cambiamenti in arrivo per chi deve conseguire la patente motociclistica. Se, da un lato, la notizia potrà far storcere il naso a chi non ha ancora ben compreso la differenziazione tra le varie tipologie di licenza di guida, dall'altra non potrà che essere accolta con favore da tutte quelle persone a cui sta a cuore la sicurezza stradale.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale avvenuta la settimana scorsa diviene infatti operativo il decreto del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture del 26 settembre scorso. L’Italia così finalmente si uniforma a una direttiva comunitaria del Gennaio 2013, che stabiliva la metodologia per l'effettuazione della prima parte dell’esame pratico per conseguire la patente moto.
Arriviamo al recepimento della normativa con nove mesi di ritardo rispetto ai cinque anni di termine dati dall'Unione Europea, e non senza diverse incognite, ma andiamo per ordine e vediamo cosa cambia rispetto al passato. Si semplifica, ma solo a livello operativo, dal momento che le fasi dell'esame pratico passano da sei a tre.
Le prove, sempre da eseguirsi in una area chiusa al traffico, vedranno aumentare la velocità minima da 30 a 50 km/h, con durate massime e minime prestabilite, per meglio valutare le capacità di guida ed il controllo del mezzo. Due gli esercizi. Il primo, prevede di tenere velocità ridotta, effettuando uno slalom e un passaggio in uno spazio stretto e delimitato in non meno di 15 secondi.
Il secondo esercizio sarà composto da uno slalom tra i birilli e da una prova di evitamento di ostacolo con successiva frenata in uno spazio delimitato. In questo caso si avrà un tempo massimo per l'effettuazione del test, che non dovrà essere superiore ai 25 secondi, mentre la velocità raggiunta dovrà essere di almeno 50 km/h.
Le velocità verranno calcolate sulla base dei tempi di effettuazione delle prove, nelle quali il candidato dovrà dimostrare equilibrio e controllo a basse andature e padronanza del mezzo a velocità più sostenute. I problemi nascono dal fatto che a maggiori velocità devono corrispondere spazi più ampi dove effettuare le prove, cosa che non sempre si ha a disposizione.
Succede così che, subito dopo l'entrata in vigore della norma, è scattata la richiesta di proroga da parte dell'UNASCA (Unione Nazionale delle Autoscuole e degli Studi di Consulenza Automobilistica), per avere il tempo di adeguare le aree nelle quali vengono effettuate le lezioni ai candidati al conseguimento delle patenti A, A1 e A2. Never ending story, con la speranza che questo non si porti dietro una sanzione della Comunità Europea…