La fase 2 secondo ANCMA

Valerio Garagiola

La fase 2 dell’attuale emergenza Coronavirus prevede incentivi per chi acquista veicoli a bassissime emissioni, come le E-Bike; ANCMA ritiene questa misura del tutto insufficiente

In una Italia che sta lentamente ripartendo, ci pensa anche alla salvaguardia dell'ambiente senza azzerare la produzione di aziende che sono state, fino poco tempo fa, ambasciatrici del made in Italy del mondo. Paolo Magri, presidente di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo ed Accessori), ha rilasciato un commento sulle misure del Governo, dove compaiono agevolazioni per l’acquisto di biciclette tradizionali e a pedalata assistita.

È un’ottima idea quella di prevedere agevolazioni per l’e-bike, le bici e i monopattini, ma il ritorno in strada dopo il lockdown sarà ragionevolmente contraddistinto da un nuovo protagonismo delle due ruote a tutto tondo nella mobilità individuale, soprattutto nei grandi centri urbani: per questo chiediamo che forme di incentivo all’acquisto di carattere economico o fiscale siano previste anche per ciclomotori e moto. Ci sono già sul piatto 255 milioni di euro, ancora inutilizzati, per sostenere le misure dal ‘Decreto Clima’, che prevedono contributi fino a 1500 euro per l’acquisto di bici tradizionali ed e-bike a fronte di una rottamazione di veicoli più inquinanti. Alla luce di questo stanziamento e delle positive intenzioni dell’esecutivo, confermate anche dal ministro De Micheli, crediamo sia necessario armonizzare le misure e prevedere un piano strutturale di incentivazione all’acquisto sul breve periodo in grado di valorizzare le caratteristiche di tutta la mobilità su due ruote: distanziamento sociale, maggiore sostenibilità ambientale, maggiore velocità di percorrenza e facilità di parcheggio, predisposizione all’intermodalità e minore impatto sul traffico urbano.

La linea di ANCMA è molto semplice: o tutti assieme, o nessuno. Un settore quale quello motociclistico tocca in seconda battuta molti altri settori, turistico in primis, il quale rappresenta fonti di guadagno stagionali di intere regioni italiane. Si tratta senza dubbio di una correzione assolutamente da fare, non solo per il nostro piccolo mondo delle due ruote: il collasso della sola industria motociclistica farebbe crescere il numero dei disoccupati di svariate decine di migliaia.

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