Immaginate di essere un ragazzo degli anni ’90. È da ormai troppo tempo che il mercato degli scooter propone sempre dei modelli simili tra di loro. Voi però volete un mezzo che si distingua dalla massa, ma che agli occhi dei vostri genitori possa ancora sembrare un motorino. Come fare?
Questa richiesta ha portato alla ribalta uno degli scooter più strani di sempre: l’Italjet Dragster. Prodotto a partire dagli anni ’90, può essere considerato uno dei veicoli più estremi di sempre: o lo si ama o lo si odia. L’idea di base è geniale: montare una ciclistica derivata da moto di media cilindrata, quindi molto performanti, su uno scooter destinato a chiunque. Al tutto è ovviamente aggiunto un design molto accattivante e futuristico.
Il Dragster di quegli anni si distingueva appunto per il telaio a traliccio, un mono ammortizzatore nella "zona" della pedana, le sospensioni posteriori a vista e la presenza di una forcella monobraccio. Tutte queste caratteristiche rendevano il mezzo molto scomodo per affrontare le strade, vista la ciclistica estremamente rigida, la quale faceva sentire ogni sconnessione del terreno. Di contro, però, le sospensioni permettevano una guida estremamente precisa, che ricordava quella delle moto “grandi”.
Col passare degli anni, però, gli scooter 2 tempi (il Dragster, infatti, montava un motore 2 tempi) hanno iniziato ad essere sempre più limitati dalle normative ambientali, tanto da costringere la casa emiliana a mettere il loro modello di punta fuori produzione. Il mito del Dragster ha però continuato a vivere nei cuori e nelle menti dei ragazzini dell'epoca, ricordando soprattutto la sua innovatività e la sua eccezionale tenuta di strada.
È soprattutto per questi motivi che ad Eicma, nel 2018, Italjet ha presentato un restyling del mitico Dragster, reso ancora più estremo dalla nuova componentistica. Presenta, infatti, un mono ammortizzatore pneumatico, una forcella monobraccio con ammortizzatore idropneumatico a molla regolabile ed il S.I.S., ovvero il sistema indipendente di sterzo (un dispositivo già presemte sulla vecchia generazione, che in questa verione permette di “filtrare” molto meglio le asperità del terreno, trasmettendo al manubrio poche vibrazioni). Il tutto è, ovviamente, incorniciato da un telaio a traliccio a vista. La strumentazione, poi, è molto scarna: presenta solamente un piccolo display che indica velocità e poche altre informazioni essenziali, come il carburante rimasto o i chilometri percorsi.
Volendo cercare una definizione, lo si potrebbe descrivere come un connubio di prestazioni, follia, ingegnosità e comodità, visto che comunque si sta parlando di uno scooter. Il Dragster è disponibile in due motorizzazioni: 125 e 200. Entrambe le versioni condividono lo stesso telaio, l’unica differenza sta nel propulsore: il primo genera 12,5 cv a 9500 giri/minuto, mentre la versione 200 genera 17,5 cv a 8000 giri/minuto.
Ovviamente, trattandosi di un veicolo che rasenta le caratteristiche di un prototipo, non è molto diffuso, visto soprattutto l’ingente prezzo (si parla di 5900 € per la versione 125 e 6000€ per il 200) e il design certamente non ortodosso.
È evidente che il costo molto elevato e le caratteristiche del mezzo non lo rendono popolare, o comunque non al livello della popolarità degli scooter “tradizionali”, ma il Dragster rappresenta senza dubbio una “boccata di aria fresca” in un mondo dominato dalla conformità. Magari qualche altra casa prenderà ispirazione e inizierà ad osare di più? Purtroppo, sarà solo il tempo a dircelo. Nel frattempo, non ci resta che essere grati ad Italjet per aver realizzato questo veicolo.