Con l’ufficializzazione della fornitura, da parte di Triumph, dei propulsori che verranno usati in Moto2 a partire dal 2019, il costruttore inglese torna al centro delle discussioni al riguardo di come potrebbe essere il futuro della casa di Hinckley nel settore delle supersportive. Dato quasi per scontato che una riedizione in chiave moderna della Daytona 955 non ci dovrebbe essere e visto il progressivo disinteresse del brand inglese per la categoria Supersport, testimoniato anche dall’uscita dal listino della Daytona 675, i tempi potrebbero essere maturi per una nuova sportiva di classe media.
Fatta la dovuta premessa che si tratti di pure speculazioni, per di più nemmeno basate su indiscrezioni né tanto meno dichiarazioni della casa madre, l’innalzamento di cilindrata a 765 cc per il motore della nuova Street Triple, da cui deriva l’unità che verrà impiegata nel Motomondiale e sulla base del fatto che naked e sportive entry-level di Triumph siano sempre andate di pari passo, verrebbe da pensare all’arrivo di una Daytona 765.
Si tratterebbe, come accaduto per le Ducati 848/899/959 ed alla MV-Agusta F3-800, di una moto che si rivolgerebbe esclusivamente al pubblico stradale ed a quello degli amatori della pista, dato il suo non rientrare Lavorando di fantasia, sarebbe ipotizzabile, per questa unità, una potenza dell’ordine dei 145 cavalli, peso ridotto (in linea con la “filosofia british”) ed una elettronica evoluta, per poter competere con le concorrenti.
Tra queste, oltre alle moto italiane citate in precedenza, ci sarebbe la Suzuki GSX-R 750, unica giapponese sopravvissuta di una classe di cilindrata gloriosa, quella che ha dato vita al mondiale Superbike fino ad inizio millennio e che, per il 2019, alcune indiscrezioni vorrebbero anch'essa in odore di rinnovo come la sorella maggiore GSX-R 1000 (qui il nostro test in pista ad Adria).
Per il momento da Hinckley non filtrano informazioni su quella che potrebbe essere la futura Daytona 765, ma la casa inglese ha dimostrato, in passato, di essere uno dei marchi che meglio riescono a tenere i propri segreti all'interno delle "mura domestiche", quindi never say never.
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