Mentre in Italia si continua a demonizzare unicamente la velocità, metodo veloce e pratico per fare cassa, non curandosi che a 50 all'ora (ma anche molto meno), si possono provocare vittime, nel caso in cui la cultura della guida sia scarsa e le vie di comunicazione spesso non in buono stato di manutenzione come all'ombra del Tricolore, in Danimarca il governo ha preso la direzione opposta, elevando da 80 a 90 km/h il limite sulle strade secondarie.
La decisione è arrivata dopo un periodo di test condotto su 106 km della rete viaria danese, dove il limite è stato fissato a 90 all'ora, con il risultato che la velocità media dei veicoli che sono transitati è stata di 89,1 km/h, assolutamente analoga (89,0 km/h) alla media tenuta in precedenza, sulle stesse strade, quando il limite era di 80 all'ora.
Fatta salva la capacità di guida, le condizioni del manto stradale ed il differente senso civico tra italiani e danesi, è indubbio che il non rispetto delle regole è anche in funzione dell'equità delle regole stesse. Troppo spesso, sulle nostre strade, vengono posti limiti che definire privi di senso è un eufemismo, piazzati solo per far sì che le amministrazioni locali risultino sollevate da ogni responsabilità.
Quante volte vi sarà capitato di percorrere lunghi tratti rettilinei con limite a 50, unicamente giustificato dalla sporadica presenza di una abitazione a bordo strada?Questo, senza contare i cartelli segnaletici dimenticati dopo lo smantellamento dei cantieri. Senza andare a scomodare la Danimarca, la situazione è evidente nel parallelo Italia-Francia.
Oltralpe è possibile percorrere parecchia strada anche senza utilizzare le autostrade (a beneficio del turismo e delle economie locali, tra l'altro) grazie a limiti di velocità decisamente più logici dei nostri. Capiamoci, nei centri urbani transalpini spesso si viaggia a 30 all'ora, ma in extraurbano non basta una casa ogni km ad imporre i 50 politici come all'ombra del Tricolore e ci sono tratti quasi inteminabili a 90 all'ora.
Il tutto ricordando sempre che i proventi delle sanzioni per infrazioni al Codice della Strada dovrebbero (il condizionale è d'obbligo) essere utilizzate per il miglioramento della rete viaria, mentre spesso servono, nella migliore delle ipotesi, ad acquistare nuovi strumenti di repressione (che devono essere segnalati, come da questo nostro articolo), una forma decisamente preferita all'educazione, che dovrebbe essere la prerogativa di un paese civile. Last but not least, ci saremmo noi poveri motociclisti ad attendere ancora, ormai senza più grandi speranze, la sostituzione dei guard-rail assassini con quelli salva-vita…
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