Il mio viaggio volge al termine. Partenza da Lipsia la mattina presto, saluto il padrone di casa gentilissimo e tiro fuori la moto dal garage. La sera precedente mi ha anche offerto uno dei loro dolci locali, inteso come proveniente dalle Filippine, delizioso, mi dice che lo ha fatto sua moglie e va mangiato velocemente, altrimenti diventa “no good” in poco tempo. Vista la mia golosità, non me lo sono fatto ripetere due volte!
La strada è completamente dritta, tutta autostrada fino all’inizio delle Alpi, fortunatamente il tempo è ancora buono, c’è sole e si sta discretamente bene. Macino centinaia di km come se non ci fosse un domani, la sera sarò tra le montagne austriache, che adoro, e in quelle zone mi cercherò un ristorante dove apprezzare qualche prelibatezza tipica tirolese.
Devo dire che questa parte di autostrada, che ho in parte fatto all’andata, è decisamente migliore, riesco a guidare senza troppo traffico ed i cantieri aperti non sono cosi tanto fastidiosi, tranne qualcuno, ma si contano sulle dita di una mano.
Ripasso da Norimberga e Monaco, e quest’ultima la attraverso su tangenziali che sono veramente un caos, ma apprezzo la maestosità della città, con la sua periferia costellata di decine e decine di palazzi iper-moderni, sedi di uffici e multinazionali. Ah, la produttiva Germania!
Passata Monaco finalmente si lascia l’autostrada e mi butto per le strade statali, ed in fondo finalmente le rivedo, le Alpi, maestose, e questa volta con una prospettiva da Nord, dopo tanti km di visuale piatta e senza stimoli.
Ecco, inizia anche a comparire qualche nuvola, anche se la temperatura si mantiene piacevole. Guidare tra le strade di montagna austriache mi rinvigorisce l’anima, finalmente si ricomincia a piegare e ad impostare le curve come un normale motociclista deve poter fare.
Arrivo alla guest-house prenotata verso circa le ore 16.00, e mi godo un’oretta di sole sulla sdraio del prato, sorseggiando una birra. Purtroppo, la situazione meteo peggiora sensibilmente in modo repentino, ed in 15-20 minuti diventa completamente coperto e minaccia pioggia, per cui meglio rientrare ed aspettare di uscire per cena.
Ovviamente non smette, il temporale estivo è violentissimo e penso che almeno mi starà lavando per bene la moto. Il fatto è che devo uscire per cena e la proprietaria mi ha consigliato un ristorante poco sopra sulla collina, per cui mi rivesto “casual” coprendomi con K-way su busto e gambe, ed infilando gli stivali in Goretex, per evitare di cenare coi piedi inzuppati di acqua.
Un gulasch con patate, birra e dolce della casa chiudono l’ultima serata di questo fantastico viaggio!
L’indomani decido di passare per lo Stelvio, sono due anni circa che non lo attraverso e sono curioso di rivedere il posto, le montagne, e controllare se nel frattempo ci siano stati cambiamenti.
Parto presto ma senza fretta, mi godo le nuvole che stazionano a fondovalle, donando un’aria magica alla zona.
Passo il lago di Resia, nota meta motociclistica, che ancora non avevo visitato, per cui ne approfitto per fare la solita foto di rito di fronte al campanile sommerso.
Verso le 11.00 arrivo ad attaccare lo Stelvio da Nord, ma intravvedo uno strano cartello, senza riuscire a leggere cosa ci sia scritto, parlava di Stelvio chiuso forse…
Un ktm 990 mi segue, provo ad accostare e chiedere a lui, mi dice che una frana ha bloccato la statale che dallo Stelvio scende a Bormio, per cui occorre forse tornare indietro… mannaggia penso… cosi mi si allungherebbe di un sacco di tempo…
Ma proseguo dai, sono arrivato qui, non ho voglia di perdermi il passo. Quando arrivo in cima, c’è poca gente, mi fermo dal venditore di panino con la salamella e chiedo informazioni sulla strada. In effetti è chiusa poco più in giù, ma si può passare tranquillamente dalla Svizzera.
Che meraviglia… io da buon motociclista “ADORO” la Svizzera…
Vabbeh, mi dico, sono solo pochi km dai, passerò da Livigno e Poschiavo, per poi rimettermi in Valtellina a Tirano, e lì dritto fino a Milano senza autostrada.
Ho sempre amato poco la Svizzera, nonostante i paesaggi da favola, perché il Codice della Strada è talmente severo che uno è costretto a guidare come se fosse costantemente sotto il tiro dei cecchini… Preferisco allora evitare, ho sentito racconti (molti forse un po’ leggende metropolitane), di imboscate e multe inversamente proporzionali ai pochi km orari oltre il limite, ed onestamente preferisco astenermi dal fare donazioni.
Odio guidare sempre controllando il tachimetro, non vado generalmente sopra il limite, ma le multe salatissime mi hanno sempre scoraggiato.
A rinforzare questa mia percezione negativa, contribuisce anche un gendarme di controllo ad un tunnel che, richiamato dal mio leggerissimo “bip bip” del clacson che avevo azionato nel tentativo di attirare la sua attenzione per chiedere un’informazione, con aria di sufficienza mi chiede se deve farmi una contravvenzione… Avreste dovuto vedere la mia faccia, io alquanto stupito, rispondo “per cosa”, e lui di tutto punto dice che ho generato rumore disturbando il prossimo.
Nota bene: una vallata disabitata, e Porsche che svalvolano a destra e a manca… ok, voleva fare il solito show dei gendarmi con i motociclisti. Non succede nulla e dalla minaccia non arriva ai fatti, ma la sensazione è sgradevole, e proseguo ridendo dentro il casco.
Tirano e la Valtellina sanciscono definitivamente il rientro a casa, e quando mi immetto sulla SS36 non posso che notare la grande differenza di educazione e comportamento degli automobilisti nostrani. Mi ero troppo abituato a guidare nei paesi del nord, e trovo strano vedere gente che cambia corsia senza guardare, sorpassi inutili, frenate a pochi centimetri dall’auto davanti e cose del genere.
Bentornato in Italia.
Che dire, è stato un viaggio impegnativo, stancante, per lunghi tratti noioso, ma che ho cercato e voluto per tanto tempo. Un viaggio svolto completamente in solitaria, senza conoscere nessuno, senza aggregarmi a nessuno, 20 giorni circa per 7.000 km.
Un viaggio in cui ho toccato tantissime città e capitali, visitato numerosi luoghi molto diversi dai nostri, respirato natura e aria dal sapore nuovo, un viaggio che mi porto dentro, come tutti quelli che ho fatto finora del resto, che ha accresciuto la mia conoscenza di questo nostro continente europeo.
Un viaggio che probabilmente non rifarò a breve, o forse non rifarò mai, ma che se dovessi tornare indietro e scegliere di farlo o non farlo ancora per la prima volta, lo sceglierei nuovamente ad occhi chiusi senza pensarci.
Ci vediamo presto in strada.
Grazie a tutti per avermi seguito in questo racconto
Ricky The Road