Nonostante siano passate meno di 100 ore dal fattaccio di Misano, vale a dire la manata che Romano Fenati ha tirato sulla leva del freno di Stefano Manzi durante la gara di Moto2, a riguardo si sono già succedute una sequela quasi interminabile di azioni, che partono dalla bandiera nera esposta al pilota ascolano, fino al suo annuncio del ritiro dalle corse per andare, forse, a lavorare nel negozio di ferramenta del nonno.
Come sempre però, le mezze misure non esistono e, in queste quattro giornate si è detto, scritto e letto di tutto e di più, con qualche "coloritura" pseudo-tecnica (i famosi 20 bar di pressione), anche da parte di "penne" più o meno note. L'asserto è che il gesto commesso da Fenati è inqualificabile e su questo non ci piove. Da lì in poi, una serie di avvenimenti che hanno confezionato l'evolversi della situazione.
Al netto delle eventuali responsabilità di Direzione Gara, DORNA e compagnia cantando, che non sarà (purtroppo o per fortuna) pertinenza di nessuno di noi stabilire, il dato di fatto è il giustizialismo cui è stata esposta la vittima sacrificale di turno, lasciata in pasto a milioni di giudici che, per fortuna sua, non vivono nel periodo della caccia alle streghe perché, se così non fosse, avrebbero fatto apparire il Torquemada come una timida educanda.
Che l'ascolano abbia sbagliato (e malamente) è già stato detto? Bene, ribadiamolo. Quanto ha fatto è da imitare? Certamente no. Ribadiamo però anche il fatto che nel passato del motociclismo episodi simili sono già avvenuti, taluni con conseguenze meno gravi delle sue per chi ne era stato protagonista, mentre altri l'hanno fatta bellamente franca. Non è una buona ragione né tanto meno una giustificazione, direte voi. Non lo è e non deve esserlo, ma è una constatazione che sconfina nelle infinite sfaccettature dell'animo umano quando si viene a trovare sotto pressione.
Se è vero che una seconda chance spesso viene concessa anche ai killer, e che il buon Romano da Ascoli non ha esattamente commesso le stesse nefandezze di Josef Mengele, un'altra possibilità forse potrebbe, un domani, anche meritarsela o, quanto meno, potrebbe avere diritto di poter ritrovare un minimo di tranquillità, forse quella setssa che gli è mancata in gara, ma al riparo dalla gogna mediatica, non credete?
Sì certo… è una testa calda e ne ha già combinata qualcuna, ma chi legge ha la facoltà di andare a ritroso nel tempo ed identificare una serie di nomi del passato che stinchi di santo di certo non lo sono stati. Emblematica la voce fuori dal coro di uno come Joan Mir, che proprio l'ultimo non è, il quale ha affermato come Fenati dovrebbe aver diritto ad un'altra chance.
Inoltre, com'è che recitava, quel detto? Ah già… "… chi è senza peccato, scagli la prima pietra". Questo vale sia per i semplici appassionati, che per gli addetti ai lavori, con personaggi che ne hanno fatte più di Bertoldo, salvo poi essersi eretti a paladini della giustizia, blaterando di pressioni-monstre applicate sulla leva del freno di Manzi, quando forse nemmeno Kenshiro o Goku sarebbero riusciti a tanto.
Chi appartiene all'esercito dei "20 bar", si sarà sfogato… sui social, sui forum, negli articoli e nei commenti agli stessi, tra una disquisizione sul ponte Morandi, una critica alle ultime scelte del c.t. della Nazionale di calcio ed una ricetta per come far uscire il Paese dalla crisi economica. Sarebbe però utile sapere che, nonostante tutto l'astio che è stato messo nella questione, non è affatto scontato che Fenati resti per sempre lontano dalle gare, perché la squalifica della FIM potrebbe non essere a vita.
In ultimo sarebbe utile soffermarsi sul fatto che più di qualcuno, nel mondo delle corse starà pensando a come fare per averlo con sé nella prossima stagione e possibilmente a costo zero (perché ovviamente gli si darebbe magnanimamente la possibilità di riabilitarsi). Adesso per favore svestiamo le toghe e torniamo a parlare di motociclismo perché, che piaccia o meno, the show (e di questo si tratta) must go on. 😉