Per rendere meno pericolosa questa storica corsa era stato deciso di far dispuntare l'edizione 2020 in Arabia Saudita invece che nel continente Sud Americano; purtroppo non è stato sufficiente. A una settimana dal via del raid, infatti, è arrivata la triste notizia della prima vittima nella nuova era della corsa. Si tratta del forte pilota portoghese Paulo Goncalves, in gara tra le moto con il team Hero dopo essere stato pilota ufficiale Honda. Goncalves è caduto al km 276 della settima tappa, la prima dopo la giornata di riposo.
I soccorritori lo hanno trovato privo di coscienza dopo essere andato in arresto cardiaco, inutili purtroppo i tentativi di rianimarlo. Il suo decesso è stato confermato una volta arrivato al Layla Hospital dopo essere stato prelevato dall'elicottero di emergenza.
Goncalves, 40 anni, era un veterano, un pilota esperto alla sua 13ª Dakar, nella quale aveva esordito nel 2006, era arrivato 4 volte nei primi dieci, aveva vinto tre trappe (nel 2011, nel 2015 e nel 2016) e aveva raggiunto uno straordinario secondo posto dietro il grande Marc Coma in 2015. Portoghese, 40 anni, due figli, rider affermato appassionato anche di sci, carte e cinema, Paulo era pure uno dei pochi motociclisti ad aver corso la Dakar in tutte le sue sedi. Un particolare che lo inorgogliva, come aveva raccontato ai media prima di iniziare l’avventura: “È bello essere parte della storia. Ho corso due volte in Africa, 11 volte in Sud America e ora in Arabia Saudita. Sono pochi ad averlo fatto”.
Purtroppo, la sua corsa quest’anno era iniziata male: alla terza tappa aveva rotto il motore ed era piazzato 46° in classifica. Toby Price, campione in carica e terzo in classifica, è stato uno dei primi ad arrivare ad aiutarlo, perdendo più di un’ora per questo motivo. È la prima morte di un partecipante della Dakar dopo cinque anni. L’ultima vittima risale 2015, quando il motociclista polacco Michal Hernik fu stroncato dalla disidratazione.