In una epoca dove tutto concorre ad inquinare, anche le moto sono finite nel mirino, fino ad arrivare all'Euro4, che entrerà in vigore a partire dal I Gennaio 2017. Inizialmente con restrizioni meno stringenti rispetto alle auto, le due ruote hanno loro malgrado recuperato terreno per mezzo di norme sempre più ferree, che però valgono solo in Europa.
Da domani infatti, tutte le moto nuove che verranno vendute sul territorio comunitario, dovranno rispondere ai requisiti anti-inquinamento voluti della direttiva 168/2013 con deroghe, per il 2017 e 2018, che riguardano limitati volumi, di moto Euro3. A dieci anni dall'entrata in vigore di quest'ultima normativa, scatta un nuovo giro di vite.
Le nuove moto dovranno emettere meno agenti inquinanti dallo scarico, superare un test sulle emissioni di elementi evaporati (SHED test), disporre di un diagnostico on-board sulla dotazione anti-inquinamento della moto (ODB1) ed essere in grado di superare il test anche dopo un certo chilometraggio.
Gli effetti saranno molteplici. I motori, a parità di caratteristiche, dovrebbero essere più smooth, in quanto maggiormente castrati nell'erogazione dall'elettronica, per non inquinare più del dovuto. Il condizionale è d'obbligo, dal momento che proprio l'elettronica fa "miracoli", anche se tutti i costruttori si sono adoperati per recuperare da altre parti il piccolo gap di brio perso a causa delle nuove norme.
Le moto Euro4 saranno anche più pesanti, in quanto avranno a bordo più elettronica, ma soprattutto dispositivi anti-inquinamento di maggiori dimensioni, per la gioia dei produttori after market. Emblematico il caso della Ducati 959 Panigale, che ha dovuto rinunciare ell'elegante scarico sotopancia, per lasciare posto ad un doppio terminale laterale sovrapposto.
Questo si traduce in catalizzatori e finali di maggiori dimensioni, quindi masse superiori da muovere ed anche, in certi casi, distribuzione di pesi da rivedere almeno parzialmente, cosa che si traduce in un gran lavoro da parte dei costruttori, che in alcuni casi hanno aumentato la cubatura dei motori.
Altri, come ad esempio Ducati e Suzuki, oltre alla revisione dei motori in ottica Euro4, hanno introdotto il variatore di fase. Kawasaki poi, sulla sua H2, grazie alla presenza del compressore e sfruttando il fatto che l'unità stradale è ampiamente limitata dall'elettronica, ha "liberato" 5 cv in più rispetto al modello 2016, per mantenere invariate le prestazioni.
Tutto questo con l'ombra dell'Euro5 che già si profila all'orizzonte, che non è così lontano come si potrebbe immaginare, dal momento che la sua entrata in vigore è prevista per il 2020 a livello di produzione, con entrata in vigore il I Gennaio 2021, a soli quattro anni dall'introduzione dell'Euro4.
Due le note di colore. La prima è che queste normative riguardano unicamente i veicolo venduti in Europa, mentre in nazioni come Cina, India ed altre, in cui la presenza delle due ruote è estremamente massiccia, non vi è regolamentazione. La seconda riguarda il fatto che la futura direttiva Euro5 per le moto prevede livelli di emissioni analoghi all'Euro6 delle auto. Al prossimo giro dunque le due ruote raggiungeranno le quattro, dopo aver corso molto di più negli ultimi anni.
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Euro1 | Euro2 | Euro3 | Euro4 | Euro5 | |
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Anno | 1999 | 2005 | 2007 | 2016 | 2020 |
Monossido di carbonio (CO) | 13.0g/km | 5.5g/km | 2.0g/km | 1.14g/km | 1.00g/km |
Idrocarburi | 3.0g/km | 1.0g/km | 0.3g/km | 0.17g/km | 0.10g/km |
Ossido di azoto (NOx) | 0.3g/km | 0.3g/km | 0.15g/km | 0.09g/km | 0.06g/km |
SHED Test | no | no | no | si | si |
Diagnostica anti-inquinamento on-board | no | no | no | si (ODB1) | si (ODB2) |
Test di durata | no | no | no | 20000 km | a vita |