Bautista con la nuova V4 si è aggiudicato 6 gare su 6 disputate in questo inizio campionato. C’è chi dice che la moto sia troppo competitiva, ed accusa la casa di Borgo Panigale di aver sfornato una MotoGP omologata per la strada.
Ma anche negli anni 90 Ducati ha sfornato una moto “micidiale”, che ha sbaragliato la concorrenza, ed è bene ricordarlo proprio in queste settimane in cui la SBK torna in Europa.
Per Virginio Ferrari, classe ’52, ex pilota motociclistico, primo e unico pilota italiano a vincere il campionato mondiale Formula TT nell’87 e team manager della Ducati negli anni ’90, non ci sono dubbi: la Ducati 916 degli anni 90 è paragonabile alla odierna Ducati V4R.
Virginio Ferrari, ricorda quanto la Ducati 916 fosse performante nel ‘93 dominando la Superbike, vincendo all’esordio nel ’94, aggiudicandosi ben 3 mondiali di fila.
Ammette anche che nei primi anni della Superbike, l’ingegner Bordi ottenne un Regolamento per loro favorevole, perché avendo una bicilindrica potevano correre con meno peso circa 145kg. Una ventina in meno del 4 cilindri e più cilindrata dei loro concorrenti, con 1000cc invece di 750.
Le moto avevano i freni in carbonio e furono le prime ad adottare l’elettronica, sensori di controllo dell’affondamento forcella-ammortizzatore e sonda lambda. A disposizione per pilota c’erano due moto. Venivano selezionati i migliori telai dalla linea di serie, quindi niente linee dedicate. I telai erano selezionati solamente con un po’ di cura in più. Per raggiungere i 155kg, visto che rimanevano sempre sotto di peso, ricorda l’ex team manager, dovevamo usare dei triangoli di piombo nel baricentro del mezzo.
Racconta inoltre, che la tecnica utilizzata per le 916 era di ruotare due motori a gara su ogni moto e quello nuovo veniva tenuto per l’ultima sessione di qualifica, per usarlo poi anche in gara. Passarono da 138cv a 144cv ma ad ogni anomalia segnalata dal pilota per non correre nessun rischio, preferivano per prudenza sostituire tutto in blocco. A fine stagione per ogni pilota su un campionato di circa 12 gare si usavano dai 25 ai 30 motori.
La frenesia esasperata per la tecnica, andava di pari passo con il budget, se volevi vincere dovevi investire di più. Cosi nella prima stagione, ricorda Ferrari, si partì con 1 miliardo e 100 milioni di lire, crescendo poi fino a un miliardo e 600 milioni.
Il punto di massimo splendore fu con Fogarty a Donington, che battè il record di Schwantz con la Suzuki 500 e a Sugo, che in precedenza era detenuto da Doohan con la Honda 500.
L’Ex team manager Ducati quindi ha le idee chiare, quando afferma che 916, tecnicamente più avanti della concorrenza è come l’odierna Panigale V4R , un purosangue il cui risultato è di 6 gare su 6 vinte.
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