NOTA: i capitoli precedenti di questa guida sono in fondo all'articolo.
Molto spesso tra motociclisti sentiamo parlare della velocità, ma il più delle volte questa è riferita ad un ristretto contesto, finalizzando alla pura prestazione, la capacità del mezzo di raggiungere un valore assoluto. Ma la velocità a dire il vero rappresenta ben altro, è la conditio necessaria all'esistenza della guida motociclistica, essendo questa, l'elemento nel quale la moto svolge la propria attività, interagendo costantemente attraverso leggi di fisica e meccanica.
Quindi tutte le attività e le azioni che avvengono sulla moto sono frutto di una costante interazione tra il fattore velocità e mezzo meccanico e tra gestione umana del mezzo meccanico correlato al fattore velocità, ossia, sarà la capacità cognitiva del pilota nel gestire ed interpretare il fattore velocità applicato alla moto a determinare e differenziare la guida in ognuno di noi.
Ovviamente il protagonista assoluto che detiene le chiavi di lettura della velocità intesa, non come valore assoluto, ma bensì come elemento costante ed onnipresente a tutte le manovre che si andranno ad eseguire è il nostro cervello. Quindi possiamo asserire che la capacità di guida intesa come abilità e destrezza nella gestione del mezzo relazionata alla velocità è strettamente correlata alla capacità individuale del cervello nell'elaborazione e nella gestione dei dati.
Cerchiamo di capire meglio come avviene questo funzionamento. Ovviamente detto procedimento è assolutamente soggettivo. Il meccanismo con cui avviene è riferito statisticamente alla maggioranza tra gli individui e non tiene conto di quella ristretta platea di persone che nascono con doti innate. Come ben sappiamo il nostro cervello è il computer che gestisce per intero il nostro corpo a partire dai comandi, le azioni, le reazioni sino alle interazioni, alla gestione delle percezioni e i sentimenti.
Dunque anche l'attività motociclistica in questo caso sarà soggetta ad una continua e costante elaborazione, finalizzata alla gestione di una serie di azioni da cui scaturisce la guida. Il meccanismo del cervello si basa principalmente sull'acquisizione di dati, che al pari di un computer vengono salvati ed archiviati come fossero dei file in specifiche cartelle deputate alle varie attività.
Quindi è bene sapere che quando stiamo sulla nostra moto, indipendentemente dalla tipologia di guida, che sia più o meno impegnata, il nostro cervello inconsapevolmente acquisisce, per il tramite dei nostri occhi, il continuo flusso di immagini, da cui estrapola ed analizza tutte quelle informazioni che andranno poi ad accrescere, formare ed arricchire la memoria storica della nostra guida. Quindi maggiore sarà il numero dei dati acquisiti ed immagazzinati a nostra disposizione e maggiore sarà l'esperienza, da cui ne conseguirà una gestione più completa ed approfondita nei vari contesti di guida.
L'esperienza quindi sarà fattore direttamente proporzionale al numero di dati acquisiti ed archiviati dal cervello nel corso del tempo, attraverso lo svolgimento dell'attività, permettendo così di sviluppare azioni e reazioni che andranno ad ottimizzarsi nella guida in termini di gestione, abilità e sicurezza aumentandone la padronanza, tutto ciò grazie ad un'elaborazione ed un'analisi che scaturisce dalla base di un sempre crescente numero di dati acquisiti disponibili.
Nella fattispecie nell'attività motociclistica la velocità come abbiamo già detto è l'elemento che ricopre un ruolo primario nella gestione del mezzo, con la quale il nostro cervello dovrà relazionarsi costantemente imparando a gestire ed analizzare la molteplicità dei fattori che la rappresentano. La dimestichezza, l'abilità e la padronanza sono frutto di una familiarità acquisita per il più delle volte propio attraverso l'esperienza, fattore proporzionale questo, subordinato ad un utilizzo protratto e costante nel tempo.
Facciamo un esempio: spesse volte ci si ritrova a percorre dei tratti di strada con altri motociclisti, dove qualcuno risulterà essere più efficace, veloce e fluido rispetto ad altri, magari anche a parità di moto, il motivo risiede nella lettura e nella gestione della velocità, ossia di come questa viene acquisita ed interpretata in termini di risposte da parte del nostro cervello.
Di norma infatti, statisticamente, i piloti più esperti sono anche i più veloci, poichè possiedono una gestione ed una familiarità avanzata della velocità, dovuta ad un maggior bagaglio di esperienza e quindi con limiti cognitivi più sviluppati rispetto ad altri.
Dunque se per un pilota meno esperto andare alla velocità X rappresenta l'apice delle proprie possibilità ed il conseguente raggiungimento del proprio limite (oltre al rischio di oltrepassare i margini di sicurezza), per il pilota più esperto la stessa velocità X, rappresenterà di contro, un'andatura al di sotto dei propri limiti, con minor impegno psicofisico ( senza il rischio di oltrepassare i margini di sicurezza).
Ed è per questo motivo che bisogna assolutamente evitare di cimentarsi alla rincorsa di chi è più veloce, il vano tentativo di raggiungerlo è un'azione che ci espone ad un altissimo rischio con la concreta possibilità di un esito fatale. Forzare il proprio limite aumentando il fattore velocità, richiede una gestione più avanzata della guida ossia, un maggior numero di dati acquisiti ed una maggiore esperienza nel controllo delle azioni.
Spazi e tempi di reazione diminuiranno esponenzialmente, con la necessità di una lettura ed un'elaborazione più veloce dell'andatura, intesa in termini di ingressi, percorrenze, accelerazioni e frenate, che richiederà a compensazione, delle risposte con manovre che dovranno essere anch'esse eseguite con maggiore velocità, determinazione ed intensità. Molti si illudono che sia sufficiente solo aumentare l'andatura, ed inseguire il posteriore di chi è più veloce per stargli dietro.
Questo clamoroso errore spesso è la diretta causa di molti incidenti, poichè nel momento in cui l'aumento della velocità rappresenta il raggiungimento della soglia dei nostri limiti, si entra in una modalità di guida fuori controllo, ossia il cervello non essendo più in grado di elaborare il contesto spazio temporale, entrerà in una sorta di protezione dove oltre all'incapacità di trasmettere le azioni volte alla corretta gestione dell'andatura, comporterà a risposta un irrigidimento degli arti e dell'intero corpo a difesa, compromettendone così la guida in termini di esecuzione.
Si entrerà in una fase cosidetta "improvvisata", dove le azioni avverranno non più per il tramite di un'elaborazione cognitiva, ma bensì saranno di "riflesso" alle azioni che compie il pilota che precede. Quindi il guidatore meno esperto tenderà a replicare la guida del più esperto in una modalità del tutto avventata ritrovandosi alla guida di un mezzo totalmente fuori controllo. Lasciate andare chi è più veloce, non cimentatevi mai in competizioni azzardate, dove il rischio di finire male è altissimo, per quel genere di velleità esiste la pista che rappresenta però una dimensione diametralmente opposta alla guida dinamica su strada.
La guida motociclistica si basa sulla scorta di azioni e reazioni automatiche funzionali all'esecuzione delle manovre, differenziandosi a loro volta in movimenti automatici, riflessi condizionati e riflessi incondizionati. La maggior parte delle azioni che vengono eseguite durante la guida, avvengono con automatismi e scaturiscono da un'elaborazione cognitiva istintiva.
Ossia i movimenti che applichiamo per svolgere la maggior parte delle manovre, ovvero frenare, accelerare o far girare la moto, avvengono in automatico e sono il frutto di elaborazioni ricavate sulla scorta di dati acquisiti e/o da precedenti esperienze. Il cervello in maniera autonoma crea e programma le azioni e le risposte che saranno parte attiva nella guida e nelle situazioni di emergenza. Ma cerchiamo di vedere come si differenziano questi stimoli e queste azioni e l'importanza di una corretta acquisizione di tali manovre ai fini di una guida sicura.
"Riflesso condizionato": questo si verifica quando in una determinata condizione o stimolo, viene associato ripetutamente ad un altro stimolo, fintanto che la risposta del corpo diventa automatica. Un'esempio di riflesso condizionato nella guida della moto è quello di cambiare marcia, tirare la frizione, frenare ad un semaforo rosso o accelerare per sorpassare un'ostacolo. Azioni queste, che si maniferstano al presentarsi di una determinata condizione per mezzo di una risposta automatica acquisita.
"Riflesso incondizionato": è una risposta automatica istintiva del sistema nervoso che non richiede alcun apprendimento o associazione con altri stimoli. In sostanza sono delle reazioni fisiologiche automatiche ad uno stimolo preciso, ad esempio : il riflesso vestibolare che consente di mantenere l'equilibrio della moto da fermi o mentre pieghiamo, mandando stimoli di reazione e controllo ai muscoli del corpo, riflesso di allungamento delle braccia: ossia quando la moto subisce una forte decelerazione le braccia automaticamente si stenderranno per contrastare e bilanciare il trasferimento di carico, o ancora la dilatazione delle pupille durante una guida notturna o in presenza di poca luce. Insomma sono reazioni fisiologiche automatiche che avvengono in correlazione di uno stimolo e non richiedono alcun apprendimento.
"Arco riflesso": qui entriamo nel merito delle pure reazioni ai casi di emergenza, infatti l'arco riflesso è un meccanismo di risposta immediata, involontaria ed automatica del sistema nervoso ad uno stimolo. Ossia in presenza di una situazione di pericolo abbiamo una reazione del sistema nervoso di origine non cognitiva, che non richiede la partecipazione della coscienza o del pensiero conscio. Difatti sono reazioni di tipo riflesso, cioè rapide ed involontarie che avvengono in modo automatico ed istintivo.
In questo caso il percorso di detti segnali avverrà nel cervello attraverso una "corsia dedicata" all'emergenza, ai fini di una rapidissima reazione, baypassando il percorso cognitivo più lungo ed articolato, trasmettendo così più rapidamente il segnale nervoso direttamente dallo stimolo, alla risposta mediante tre elementi: Il "recettore", (potrebbe essere l'occhio), il "neurone sensitivo", che trasmette direttamente al sistema nervoso, che a sua volta elabora il segnale e lo invia al "neurone motorio" che risponde con la diretta reazione.
Da qui si evince l'importanza dei meccanismi riflessi e non, che producono azioni e reazioni manifestandosi in tutti i contesti della guida dinamica, rappresentando fattori essenziali ai fini di un corretto svolgimento delle manovre in condizioni normali fino alla gestione delle situazioni di emergenza. Questi meccanismi sono acquisiti autonomamente dal nostro cervello, ma ciò non ne garantisce una corretta esecuzione, essendo questi frutto di una elaborazione istintiva e qui mi riferisco con particolare attenzione alla gestione delle situazioni di emergenza da cui l'esito spesse volte dipende da un'efficace risposta di manovra.
Da qui subentra l'importanza dei corsi di guida, poichè questi al di fuori di una gestione didattica improntata su vari aspetti, mirano proprio ad una corretta acquisizione di quei movimenti e di quei riflessi deputati alla gestione delle emergenze, quali ad esempio "l'arco riflesso" ed il "riflesso condizionato", andando così a sostituitre ed a rimodulare i meccanismi di risposta precedenti, con delle nuove risposte volte a garantire una maggiore sicurezza nella gestione delle emergenze.
In questo caso caso si tratterà di andare ad estrapolare e sostituire i riflessi acquisiti e radicati nel nostro cervello al pari di una cartella di memoria che necessita la sostituzione dei file. L'importanza di riuscire a sostituire le vecchie risposte ad esempio nell'arco riflesso, significa aumentare esponenzialmente la possibilità di gestione delle criticità nelle situazioni di emergenza, scongiurando un'eventuale caduta .
Facciamo un esempio, in una situazione in cui ci si troverà improvvisamente a dover inchiodare per l'attraversamento di un animale, lo stimolo di reazione sarà l'arco riflesso, e se per molti la risposta involontaria ed automatica sarà quella di attaccarsi con tutte le forze alla pinza anteriore, il rischio di una perdita di aderanza e finire in terra sarà molto alto, di contro invece se riusciamo a correggere modificando la risposta involonatria acquisendo una frenata combinata, dove si aziona prima il posteriore e successivamente l'anteriore le probabilità di non finire in terra aumenteranno esponenzialmente.
Questo tipo di apprendimento avviene con un costante esercizio che avrà lo scopo di riproporre le emergenze inducendo così una risposta controllata e conscia fintanto che non verrà acquisita definitivamente come riflesso, resettando il precedente acquisito, la continua pratica e la costanza alla fine saranno lo strumento su cui lavorare .
Molto spesso, anche se potrà sembrare un paradosso, per il neofita sarà più facile apprendere tali manovre, poichè la sua memoria di guida e la relativa esperienza maturata risulterà solo parzialmente formata, quindi priva di molti meccanismi e riflessi radicati da dover correggere o rimodulare. Contrariamente per i motociclisti che possiedono una memoria di guida ed un'esperienza consolidata negli anni, il lavoro potrà risultare più lungo e complesso appunto per il maggior numero di meccanismi radicati da dover correggere o rimodulare.
In conclusione per acquisire la guida dinamica in moto, al di fuori delle nozioni elementari che risiedono nell'impostazione, la postura e nelle spiegazioni di quelle che sono le manovre basilari è sempre consigliabile frequentare un corso di guida, anche se si hanno svariati anni di esperienza, proprio perchè si apprende la consapevolezza e l'importanza di determinate manovre che risiedono nell'acquisizione di alcune azioni riflesse, che possono essere determinanti nella gestione delle criticità ai fini della sicurezza.
Ed inoltre al di fuori di tutti i discorsi, i corsi e le varie teorie, tutto ciò che poi è determinante nella crescita e nello sviluppo di una guida corretta risiede nella pratica, nella costanza e quindi nel trascorrere più tempo possibile in compagnia della la vostra moto. Evitate le competizioni, rilassatevi e godetevi le vostre uscite in totale serenità !!! Lo stress, la fretta e la guida spericolata non portano vantaggi……. anzi !!!!!
Buona strada a tutti Bikers !!!
Capitoli precedenti:
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Corso di guida dinamica in moto – parte 1: le basi
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Corso di guida dinamica in moto – parte 2: l’uso della gomma
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Corso di guida dinamica in moto – parte 3: pressioni gomme