Ve li ricordate i motociclisti tutti tatuati, tipici degli anni '80-'90? Chiunque di noi, oggi, è in grado di identificare un tipico biker a partire dal classico starter pack: Harley Davidson, una bella dose di tatuaggi sparpagliati (in zone ben visibili) e, perchè no, anche un bel gilet smanicato in pelle con le toppe. Che fine hanno fatto?
Lo abbiamo chiesto a Roberto Maccaferri, motociclista appassionato classe 1960 e titolare dello studio di Tatuaggi Alba Art Tattoo.
R : “La metamorfosi del biker ha seguito la trasformazione sociale degli ultimi anni, e lo si può notare da come oggi sia diminuita nei ragazzini, la ricerca della conquista del motorino, tanto sudata all’epoca. Un tempo la moto ti permetteva di ridurre le distanze, oggi lo si fa virtualmente, venendo a mancare la spinta emotiva di questa conquista che in passato era così sentita. Un tempo la passione per la moto poteva essere determinante per la tua esistenza, perché interferiva anche con la tua quotidianità. Tanto la moto, tanto il tattoo erano due scelte scomode. Tatuarsi poteva essere compromettente perchè si veniva sicuramente additati, ed essere motociclista voleva dire scegliere uno stile di vita duro e per mille aspetti controverso, in quanto si abbracciava anche la possibilità di morire. “
I centauri esistono ancora, ma hanno perso il marchio del "ribelle e cattivo ragazzo”. Questo cliché nasce a partire dagli anni '50 con l'arrivo della cultura motociclistica negli Stati Uniti. Coloro che vivevano la moto con passione e voglia di viaggiare, spesso erano visti come ribelli e fuorilegge, fuori dagli schemi imposti dalla comunità.
R: “Ormai non si parla più dell’ invulnerabilità del motociclista, un sentimento che percepivi dentro, quella sensazione di poter viaggiare nonostante non ci fosse la sicurezza degli abbigliamenti di oggi, anche quando le condizioni climatiche erano avverse. Ai tempi possedere la motocicletta voleva dire “respirare” ed il tattoo era una scelta, rischiosa, di “appartenere”, rendendosi riconoscibile agli occhi di chiunque. Ora il gesto del tatuaggio è più ambiguo, talvolta “banale”, un gesto commercializzato, di moda e lo stesso vale nel mondo dei motori, in cui, a volte, si sceglie il mezzo più per bellezza, che per la voglia di vivere la moto.”
Ieri come oggi, esiste ancora una percentuale di “veri appassionati”, quelli per cui la moto non viene vista soltanto come un mezzo di trasporto, ma percepita come elemento in grado di donare la libertà grazie ad un motore veloce per mettere le ali ed una sella stabile per sentirsi sempre a casa.
Questi concetti sono un filo conduttore invisibile che da sempre uniscono tutti gli appassionati. In quegli anni, i centauri sentivano la necessità di rendere EVIDENTE e TANGIBILE il sentimento che provavano nell'appartenere a questo stile di vita, ed ecco che sono entrati in gioco i tatuaggi. Questi non sono altro che l'indelebile raffigurazione di un emozione, una condizione astratta, incisa nella pelle attraverso una cicatrice. Un ricordo impresso del momento presente, per sempre.
Questo modo per potersi identificare, esprimere e rendere eterno ciò che si ha vissuto, inizialmente si ispirava ad ali per rappresentare la libertà, teschi per la morte, stemmi del club di appartenenza ed, infine, componenti della moto affiancati da frasi e citazioni. Come dice Roberto, i tempi sono cambiati. La passione rimane, ma ha cambiato stile. Il rider cerca di identificarsi con soggetti sempre più originali e spesso giocosi, stili più leggeri come il fineline o la ricerca di composizioni più complesse grazie al realistico, ma con un accezione alla moto meno legata alla morte o alla trasgressione.
A meno che non si faccia parte di un club, non c'è più quel senso di appartenenza se non in una visione più ampia del concetto, il tattoo nasce più per un desiderio intimo di dare un significato alla propria passione o per estetica. Un esempio lo mostrano i piloti della MotoGP, intervistati nel progetto "under the skin", nel quale raccontano i loro tattoo. Spesso si tratta di disegni che rappresentano per loro la prima vittoria, date importanti, ma non solo. Ci mostrano anche altri simboli come per Bezzecchi, che inserisce una piana di bamboo a rapppresentare l'eterna crescita, mostrando come il tatuaggio possa celare significati elevati, spirituali.
R : “Oggi, purtroppo, spesso la scelta del tatuaggio o della moto, nasce da un aspetto principalmente estetico al quale si attribuisce un significato, questo perché siamo stati inquinati da un concetto sociale di moda e tendenza, mentre un tempo era una scelta più intima e personale. Meno ragionata e più sentita, in cui il tatuatore aveva un ruolo fondamentale: riuscire a trasformare in disegno una volontà un sentimento, una necessità”
Ma, nonostante i vari cambiamenti, ancora oggi, mescolati tra la folla, possiamo individuare personaggi che hanno dentro inchiostro e benzina.”
Dall'unione di questi due mondi è nato l'evento Naonian Tattoo Motor Expo con sede a Pordenone, che si terrà il 12-13 aprile 2025. Un luogo in cui gli appassionati possono entrare in diretto contatto sia con la loro passione più grande, i motori, che con coloro che dedicano la loro vita a rendere tangibili le emozioni, i tatuatori.