Prima di calare definitivamente il sipario sul GP del Qatar, primo appuntamento con il mondiale MotoGP 2017, è interessante analizzare, in modo totalmente scevro da ogni intento fazioso, il debutto in Ducati di Jorge Lorenzo, approdato alla corte di Borgo Panigale dopo il divorzio con quella Yamaha M1 che gli ha portato tre titoli mondiali
Il popolo rosso sognava un piazzamento di prestigio, in parte per il loro attaccamento al marchio, ma anche un po' per poter avere, a distanza di anni, soddisfazione nei confronti di un altro pilota che è stato in sella alla Desmosedici GP e non ha ottenuto i risultati sperati, Valentino Rossi. Mai realmente amato da molti tifosi della casa bolognese e, ritenuto (a torto) da alcuni tifosi il principale artefice della mancanza di competitività della Ducati, il pesarese si presentò, il 20 Marzo 2011, sulla griglia di partenza di Losail in sella alla V4 italiana realizzando il nono tempo in qualifica, a un secondo e mezzo esatto dal poleman, un certo Casey Stoner.
La gara fu vinta proprio dall'australiano, nel frattempo passato alla Honda, che quell'anno dominò il campionato e mise in bacheca il suo secondo ed ultimo titolo mondiale in MotoGP. Al traguardo Lorenzo fu secondo in sella alla Yamaha e Rossi settimo, con la Desmosedici GP11, a 16.4 secondi dal vincitore. Il 2011 fu uno di quegli anni che videro solo sedici MotoGP al via ed in quella gara furono tre, i piloti che non la conclusero, mentre quest'anno sono stati cinque.
Di prototipi schierati alla partenza del GP del Qatar, nel week-end scorso, ce n'erano ventitrè ed il maiorchino numero 99 partiva dalla dodicesima casella, nella stessa quarta fila di Rossi, decimo con un crono di 47 millesimi inferiore al suo. Dopo lo spegnersi del semaforo rosso, lo spagnolo è rimasto invischiato nel gruppo, pur facendo segnare, nella parte centrale della gara, anche tempi interessanti e vicini a quelli dei primi.
Ma il cronometro, alla lunga, non ha perdonato ed al traguardo, dopo venti giri, sono stati 20.5, i secondi che lo hanno separato dal vincitore, Vinales, suo sostituto in Yamaha sia come pilota che come una delle maggiori spine nel fianco proprio di Rossi. Delusione per l'undicesimo posto del maiorchino e per il suo distacco? Ed ancora: l'esordio di Rossi andò meglio?
Forse sì o forse no. Il punto fermo è che dopo una sola gara, la prima, non si possono emettere sentenze. Quello che è certo è che lo stile del numero 99, estremamente pulito e rotondo non si è ancora adattato alla guida che richiede la Desmosedici, sebbene la moto si sia ingentilita rispetto a quella di sei anni fa, ma resta un mezzo non certo semplice da condurre.
Questo non pregiudica il fatto che le cose possano migliorare in futuro, ma certamente non sarà come bere un bichhiere d'acqua, così come non lo è stato per Rossi. Per il momento, il confronto a distanza, per quanto assurdo questo possa essere, con mezzi, ma anche un contesto in parte differente, si può definire all'incirca in parità, con l'ago della bilancia che, a voler proprio far pendere a tutti i costi, andrebbe di un pelo dalla parte di Rossi. Come si risolverà invece alla distanza occorrerà valutarlo nelle prossime gare ma, ancora più, al termine del 2018.
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