Dopo i preparativi (Russia in moto 2023 – parte 1: il pre-partenza), finalmente in viaggio, con l’adrenalina a mille perché la partenza e la marcia di avvicinamento al confine russo sono, almeno per me, come il sabato del villaggio. La gioia per essere un’altra volta con le ruote puntate verso una destinazione, in questo caso completamente nuova, ha il profumo dell’esplorazione. Tralasciate le velleità da novello Magellano però, il focalizzarsi sull’aspettativa (oltre che sul traffico), aiuta a far passare le ore su un nastro di asfalto che si arroventa sempre più.
Penso che se mi chiedessero di fare Asti-Tarvisio in autostrada senza un fine particolare, chiederei se, in alternativa, fosse possibile spararsi su un piede, ma tant’è. Fortunatamente viene in mio soccorso la considerazione che ho sempre fatto su di un viaggio, alias che il bello non sia non sia solo la meta, anche perché di fatto un punto di arrivo unico non c’è, ma la figata sia il viaggio stesso, dal primo all’ultimo metro. Così, con in testa un turbinio di pensieri misti alla felicità del bimbo che, la mattina di Natale, si alza per andare a scartare i regali, procediamo verso la prima destinazione.
La tappa di oggi sarà Horzendorf, in Austria, pochi km a nord di Klagenfurt. Perché proprio lì? La scelta è stata abbastanza casuale, tenendo conto del chilometraggio/tempo (660 e circa 7 ore), così come la struttura, una guesthouse con una ottima valutazione su Booking ad un prezzo adeguato, 72 Euro. Lasciata l’autostrada a Klagenfurt, dopo una quindicina di km di curve nel cuore della verde Carinzia, raggiungiamo la meta.
Sono circa le 18,30. Ce la siamo presa tutto sommato comoda, mettendo a referto una sosta benzina (il nostro GS, in autostrada a 130 km/h, fa mediamente 350 km prima di entrare in riserva) ed un altro stop per pranzo, nel quale acquisteremo la vignetta per le autostrade austriache. Diverse le opzioni disponibili, la più conveniente delle quali è la formula base, che costa 5.80 Euro (durata 10 giorni).
Al ritorno dovremo comprarne un’altra, perché questa sarà scaduta, ma la soluzione è comunque più vantaggiosa rispetto a quella che dura due mesi e costa 14.50 Euro. La si può prendere online, ma occorre farlo con diversi giorni di anticipo, dato che, mistero, non è valida immediatamente dopo aver completato l’acquisto. Decidiamo così di utilizzare uno dei distributori che si trovano nell’area di sosta subito dopo il confine di Tarvisio. Ebbene sì, con 5.80 Euro si può scorrazzare, senza limiti, su tutte le autostrade austriache, per 10 giorni. Come in Italia? Quasi… e pensare che in altri paesi che attraverseremo, le moto in autostrada non pagano nemmeno.
Arriviamo con un cielo plumbeo che non infonde troppa fiducia, prendiamo possesso della camera, che si rivelerà un mini-appartamento con cucina, camera da letto e bagno, ci sinceriamo di poter fare cena nel ristorante attiguo ed andiamo, ancora vestiti da moto, a contemplare le rive dell’Horzendorfersee prima che si metta a piovere. Non succederà, per fortuna e festeggerò lubrificando la catena con il grasso WD40 per condizioni umide, che considerò un all-round, buono per qualsiasi situazione. Dopo ore ed ore di viaggio, specie con il caldo, meglio non correre rischi. Tornando dall'Islanda, pur facendo così, c'è stato un problemino, ma ve lo racconterò un'altra volta.
La mattina, dopo una nottata trascorsa nel totale silenzio, scattano le operazioni di logistica. La sistemazione della borsa impermeabile sopra al bauletto è definitivamente promossa. Sfruttando le asole di entrambi ed assicurando il tutto con i quattro lacci forniti in dotazione e con due corde da moto come “rafforzativo”, si ottiene efficacia nel tenere fermo il tutto durante la marcia, oltre alla rapidità di carico e scarico. Ricordo con orrore misto a tenerezza i primi viaggi fatti, in solitaria, dove perdevo tanto, troppo tempo, ad assicurare i bagagli sul sellino posteriore con le corde elastiche. Ne servivano 22 o giù di lì, per essere sicuri che nulla si muovesse. Storie di ordinaria evoluzione quasi umana…
E’ tempo di mettersi in cammino verso Ostrava. Le previsioni meteo sono rassicuranti ed il ruolino dice 580 km per circa 6 ore e mezzo di strada. Faremo una sosta a Semmering, nota località sciistica austriaca che ci obbligherà ad una piccola digressione dal percorso più rapido. Le location VIP non fanno per noi e lo dimostriamo infilandoci in un supermercato, dove ci procacciamo cibo. All'uscita promuoveremo una desertissima fermata dell’autobus in una quasi altrettanto deserta cittadina come luogo dove fare pranzo. A seguire, sorbetto al limon…eh no… rapido giro intorno e nuovamente on the road.
Al rifornimento, lasciamo dall’autostrada in direzione di una qualsiasi stazione di servizio. Questo a causa della invereconda differenza di prezzo tra le pompe che si trovano sulla rete viaria ordinaria e quelle sulle strade a pagamento. Dite che il gioco potrebbe non valere la candela? Sentite qui: prezzo benzina in autostrada circa 2.1 €/litro, prezzo fuori dall’autostrada circa 1.6 €/litro, alias come passare da 31.5 a 24 Euro per un pieno. Sempre convinti, che non ne valesse la pena?
Passiamo sostanzialmente indenni il complicato attraversamento (in realtà un aggiramento) di Vienna, restando sulla circonvallazione che taglia a sud-est della capitale austriaca, dove c’è traffico ad ogni ora. Vediamo, da lontano, parte dello skyline della città ed un paio di ponti sul Danubio, per poi puntare verso nord ed il confine con la Rep. Ceca.
Sulle autostrade dell’Austria, le eventuali cattive intenzioni di “sveltire la marcia” superando i limiti vengono messe a dura prova da una quantità ai confini dell’inconcepibile di rilevatori di velocità. Pensate ad un sistema tutor installato su tutta la rete autostradale e realizzerete perché il 98% degli austriaci viaggi rispettando religiosamente le velocità indicate dalla segnaletica. E noi? Mani congiunte e via in pace a 130 (quando di può).
Allo stesso modo in cui ci siamo lasciati a lato Vienna, facciamo con Brno, con i panorami della Moravia che scorrono senza troppo impressionare, quasi a voler far passare in sordina le vicende storiche che hanno visto questa regione protagonista. Il vecchio edificio dismesso, che ha un po’ il sapore di DDR, di quella che era la vecchia dogana, ci ricorda quando lo spostarsi da uno stato all’altro sembrava una missione diplomatica degna del G20 e quanto sia bello oggi poter attraversare i confini senza troppe complicazioni. Magari fosse così in tutto il mondo. A ricordarci che la realtà è diversa ci penserà il destino che ci attende di qui a qualche giorno, ma non vi anticipo nulla.
Posto per inciso che guidando non ci si possa annoiare, oltre a tenere l’attenzione fissa sulla strada, ci si ritrova a pensare tra sé e sé alle cose più disparate. Tra le tante, mi ritrovo a ragionare sul fatto che, nel passaggio Austria-Cechia, l’autostrada finisce prima del confine, per trasformarsi in una strada statale ad una corsia per senso di marcia. E’ abbastanza anacronistico che una delle due principali direttrici tra queste nazioni, tra i crocevia delle merci da e per il nordovest europeo, sia un collo di bottiglia allucinante.
Le mie elucubrazioni su ipotetiche grandi infrastrutture comunitarie svaniscono alla vista del castello di Mykulov e della cappella di S. Sebastiano, che torreggiano su altrettante colline alla destra della strada. Le scritte, che non possono essere lette se prima non si compra almeno una vocale (ma meglio due), annunciano che siamo entrati Rep. Ceca. Non ci si accorgerebbe del cambio di nazione, se non fosse per la sensazione di essere entrati in una Austria un po’ più dimessa e disordinata di quella vista fino ad ora, ma comunque molto bella come ho potuto rendermi conto in alcuni viaggi fatti in precedenza.
Avendo lasciato l’Italia con il prezzo della benzina a 1.85 Euro/litro, rifornire a 1.6 è quasi un piacere e la differenza tra pompe in autostrada e fuori è di pochi centesimi. Poco oltre Mikulov la strada passa su una lingua di terra circondata dall’acqua del bacino artificiale di Věstonice, realizzato sommergendo il villaggio di Mušov ed adesso anche riserva naturale. La mente va al lembo di terra circondato dall'acqua di Mont S. Michel in Normandia o del St. Michael’s Mount in Cornovaglia, anche se qui è decisamente meno scenografico.
Da Brno in poi si torna in autostrada, con limite a 130 e, come sistema di rilevazione della velocità, lo stesso capillare visto in Austria (non dite poi che non vi avevo avvertito). Una fermata fisiologicamente tecnica in un autogrill solletica il mio palato alla vista della pubblicità del Balkan Hot-dog. Sarà una tentazione come quella delle Sirene per Ulisse, ma resisterò senza bisogno di farmi legare alla moto. Raggiungiamo Ostrava nel secondo pomeriggio, giusto in tempo prima che chiuda il negozio di liquori che c’è sotto a dove dormiremo e che si trova in un quartiere un po' periferico della città. No, non siamo alcolisti incalliti, ma i proprietari della struttura che ci ospiterà sono anche i titolari di una vineria-liquoreria parecchio famosa in zona e dobbiamo ritirare da loro le chiavi.
Scambiate quattro piacevoli chiacchiere e scaricati i bagagli, mettiamo la moto in un cortile lì vicino, che è il parcheggio della guesthouse. Non ci resta che rintanarci in quello che si rivelerà un altro appartamento, nemmeno troppo mini, con ingresso, zona giorno molto ampia, cucina e due camere da letto, il tutto a 60 €. Dopo una doccia, la cena, il lavaggio di un paio di t-shirt, il setup del Tomtom per l’itinerario di domani e due parole, si va a dormire. Domani il mattino avrà, oltre all’oro in bocca, anche 630 km da fare in direzione Polonia, a ridosso del confine con la Lituania e a pochi km dal corridoio di Suwalki dove sta salendo la tensione tra il governo di Varsavia e la Bielorussia.
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I partner che hanno viaggiato con noi:
Abbigliamento: Spidi
Antipioggia: Scott e Tucano Urbano
Bauletto: Kappa
Borsa serbatoio: SW-Motech
Guanti: Alpinestars, Held e Spidi
Portacellulare: Givi
Prodotti manutenzione moto: WD 40
Stivali: Held e TCX
Underwear: SIXS
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