Con il mondo delle due ruote scosso, in questi giorni, per la tragica scomparsa di Nicky Hayden e l’infortunio occorso a Simone Mazzola, così come quello dello sport per l’incidente occorso a Julia Viellehner, è tornata alla ribalta la mai sopita questione della pericolosità della circolazione sulle strade, che questa avvenga in bicicletta, moto o auto. Al netto dei bollettini del sabato sera, che ogni tanto tornano di moda, per poi tornare nel dimenticatoio, in Italia, si sa, non brilliamo certo per il rispetto delle regole e per l’attenzione durante la guida.
La cosa vale specialmente per le quattro ruote ma, sebbene in misura minore, anche per le due, a pedali o a motore non fa differenza. Gli automobilisti sono i più fortunati perché, oltre ad avere la protezione della carrozzeria, possono contare su una serie di sistemi di sicurezza di cui le vetture moderne sono sempre più ricche, ma si può fare ancora molto. Discorso diverso invece per centauri e ciclisti, spesso in balia di quella che magari è l’unica disattenzione di una intera giornata, ma che può risultare fatale. E dunque?
Senza andare a descrivere scenari degni di Isaac Asimov o di George Orwell, proviamo ad immaginare come potrebbe essere un futuro molto prossimo, in realtà possibile già oggi, dal momento che le tecnologie interessate sono esistenti. Se l’essere umano ha la tendenza a distrarsi, occorre are in modo di “ricordargli” l’approssimarsi di un pericolo. Immaginate pertanto semafori e cartelli segnaletici connessi alla Rete ed al sistema GPS/GLONASS/Galileo, oltre che dotati di un dispositivo in grado di emettere un segnale acustico.
E’ l’idea che sta alla base di una delle molte applicazioni stradali di Internet of Things, la nuova frontiera della digitalizzazione e che prevede di dotare di una connessione ad Internet ogni oggetto di utilizzo comune, per aumentare l’interattività con essi, fornendo innumerevoli possibilità, alcune delle quali inevitabilmente potrebbero riguardare la sicurezza stradale.
Ipotizzate adesso di avere un secondo device installato sul vostro mezzo, auto, moto, bici che sia. Il suo compito sarebbe quello di inviare la propria traccia geolocalizzata e ricevere il segnale che indica l’approssimarsi di un incrocio, ma non solo. L’avvertimento dovrebbe consistere in un suono che attira l’attenzione del guidatore/biker/ciclista.
In caso questo sia un ciclista che sta ascoltando il suo lettore MP3, la riproduzione del contenuto audio dovrebbe essere posta in stand-by per un paio di secondi, il tempo necessario ad udire il warning, per poi riprendere. Se si trattasse di un motociclista, la stessa cosa potrebbe valere con l’interfono collegato allo smartphone o al player multimediale, mebntre per le auto occorrerebbe interfacciarsi con il sistema infotainment di bordo.
Qualcuno potrà obiettare che, in questo modo e, specie nel commuting urbano in grandi centri, sarebbe un susseguirsi di “allarmi” ed è vero, ma se questo servisse anche solo a salvare una vita umana, il tutto avrebbe una valenza diversa, non credete? Fa forse un po’ specie che si siano connessi ad Internet forni a microonde e robot da cucina per consentire un’immediata condivisione delle proprie ricette sui social, prima ancora di focalizzarsi su applicazioni realmente in grado di salvare vite umane.
Parlando di Italia, il problema resta l’infrastruttura, dal momento che ci si riempie la bocca di paroloni come “digital”, “4G”, “5G”, “122G” ecc, ma la Rete nostrana resta inadeguata, con la direttiva anti-digital divide che, per le zone a bassa densità abitativa, è ben lungi dall’essere recepita, nonostante ad emanarla sia stata, da immemore tempo, nientemeno che l’Unione Europea.
E’ pur vero che un sistema come quello descritto (anche se in termini estremamente semplicistici), non sarebbe la panacea di tutti i mali, ma sarebbe utile a chi ha la tendenza a distrarsi. Altrettanto certamente, per quanti sforzi si possano fare, anche con l’aiuto della tecnologia, il circolare su strada con veicoli condotti da esseri umani resterà comunque e sempre un rischio. In attesa che arrivino ulteriori aiuti dall’hi-tech, è meglio restare concentrati su cio che si sta facendo quando ci si trova al volante o in sella, con la consapevolezza di essere estremamente vulnerabili.
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