Il mondiale Superbike 2019 si articola, come ormai di consueto, su tredici prove. Sulla base di questo, la fine del quarto round si può considerare il passaggio alla boa di un terzo di un campionato che, dalla vigilia, ha presentato alcune importanti novità. La prima di queste è il format, che vede il week-end di gare articolarsi su tre manche e non più su due, con Gara-1 e Gara-2 in due giorni differenti, intervallati dalla new entry della Superpole Race, lunga 10 giri e che assegna 12 punti al primo, che ha preso il posto delle FP4 e si svolge la domenica mattina.
La seconda grossa novità di questa stagione è la presenza della nuova Ducati Panigale V4R. A lungo attesa dagli appassionati del marchio bolognese ed invocata anche dai fan degli altri costruttori, felici del fatto che, per la prima volta dopo il quinquennio 2003-2007, tutte le moto fossero tornate a disporre della stessa cubatura di motore, 1000 cc. Le cose però forse non sono andate come loro speravano e così ci si è ritrovati con un Alvaro Bautista tra i protagonisti dei test invernali, anche se non ne è stato il mattatore.
Quel ruolo è toccato, come al solito, a Jonathan Rea che però a Phillip Island ha scoperto che lo spagnolo della Ducati o si era in parte nascosto o a Borgo Panigale avevano fatto un grande lavoro nell'ultimo mese prima dell'inizio del campionato, che il rookie in sella alla V4R ha finora dominato, con 11 vittorie su altrettante gare. Nei primi tre round, le caratteristiche dei tracciati, con lunghi rettilinei, hanno favorito particolarmente la nuova sportiva bolognese, con Bautista che ha inflitto distacchi pesanti agli avversari.
Ad Assen, una delle piste dove si pensava le cose potessero andare diversamente, in parte un pizzico di fortuna nelle qualifiche e, al solito, la superiorità del mezzo e la bravura del pilota, hanno fatto la differenza. Forse i tifosi Kawasaki potranno recriminare il fatto che se Rea non fosse partito così indietro non avrebbe eccessivamente stressato le gomme, che sarebbero rimaste più fresche per una battaglia con Bautista.
Il dato di fatto però è che l'anno scorso, grazie alla controversa regola di inversione della griglia, il campione del mondo è scattato svariate volte dalla nona casella, per poi andare a vincere ma… nel 2018 il numero 19 e la V4R non c'erano. E' comunque vero che, su una pista guidata, dove il motore fa la meno la differenza rispetto ad altri tracciati, il gap si è decisamente ridotto, passando da 15 secondi a 5, segno evidente che la moto fa anch'essa la differenza.
Sulla base di quanto visto finora, cosa è lecito attendersi, nelle restanti 9 gare di campionato? La risposta sintetica è fin troppo facile: la prosecuzione del dominio Bautista-Ducati. Data la superiorità mostrata finora, è anche lecito attendersi che possa vincere proprio tutte le gare? Sì, potrebbe succedere, nonostante sull'accoppiata dominatrice dell'inizio di campionato 2019 si stendano le ombre del regolamento, che ha già tolto 250 giri alla supersportiva bolognese e, in futuro, potrebbe farlo ancora.
Resta da vedere se il pilota di Talavera de la Reina e gli uomini di Borgo Panigale decideranno di proseguire con la "mappa full power" o, per evitare nuovi tagli, ridurranno volontariamente di qualche frazione il potenziale della moto per conservarsi, da qui al Qatar, la possibilità di sfruttare il massimo delle prestazioni qualora ce ne fosse bisogno
La riduzione di giri attuata da Assen, al di là delle comprensibili affermazioni dei diretti interessati e come peraltro previsto, non ha avuto tangibili ripercussioni sulle prestazioni della V4R, anche perché, con ogni probabilità, il regime massimo della moto bolognese era già stato prudenzialmente abbassato per non avere alcun problema di affidabilità.
Quanto al resto, al netto del fatto che la V4R sia una moto all'inizio dello sviluppo ed abbia pertanto del margine di miglioramento, appare davvero difficile che le altre case possano recuperare il divario che le separa da Ducati, principalmente in termini di potenza del motore. Anche ad Assen, circuito storicamente non tra quelli dove si raggiungono velocità iperboliche, le due Panigale ufficiali di Bautista e Davies hanno fatto valere la loro superiorità, risultanto le uniche due moto in grado di superare i 300 km/h.
Calendario alla mano (questa la stagione Superbike 2019), i prossimi cinque appuntamenti (Imola, Jerez, Misano, Donington e Laguna Seca), un po' per il fatto di essere numerosi, ma molto di più per le loro caratteristiche potrebberso forse essere, insieme a Magny Cours, quelli su cui in teoria gli avversari di Ducati (fondamentalmente Kawasaki e Yamaha) hanno delle chance di tentare di stare vicini a Bautista, mentre per Portimao, San Juan Villicum e Losail il copione parrebbe già scritto.
Una prima cartina di tornasole si avrà tra quattro settimane, quando i motori della Superbike si riaccenderanno sul circuito del Santerno, un'altra roccaforte di Rea, che Bautista proverà certamente a conquistare come ha fatto con Assen e dove, altrettanto sicuramente, il numero 1 della Kawasaki cercherà di rendere la vita più dura possibile a chi gli sta sottraendo lo scettro.