I recenti test di Jerez e Portimao hanno evidenziato un grande equilibrio tra Alvaro Bautista (Ducati), Toprak Ragzatlioglu (Yamaha) e Jonathan Rea (Kawasaki), con l'inserimento di Michael Ruben Rinaldi a confermare la bonta del progetto di Borgo Panigale. A tenere banco però, a ridosso dell'inizio del mondiale Superbike 2023, che prenderà il via il 25 febbraio prossimo, preceduto, ad inizio settimana, dai test conclusivi, sempre sulla pista australiana, è un'altra questione.
Protagonista di questo è DORNA, vale a dire l'organizzatore del campionato, a poco più di una settimana dall'inizio del I round e praticamente alla vigilia della partenza di uomini e materiali alla volta della terra dei canguri, non ha ancora sciolto i dubbi relativi ad alcuni aspetti del regolamento che riguarda le moto che gareggeranno. I punti sono diversi, ma gli argomenti principe sono i celeberrimi 500 giri tolti a Kawasaki alla vigilia della stagione 2021 (Superbike 2021: i 500 giri e la Kawasaki ZX-10 RR, nuova ma non abbastanza) ed il discorso sull'eventuale introduzione di un peso minimo pilota+moto.
Piccolo recap. Nell'autunno 2020, il marchio di Akashi presentò una versione rivista della sua ZX-10RR stradale, in grado di raggiungere regimi di rotazione più elevati. Questo, secondo il punto 2.4.2.3 del regolamento FIM Superbike, avrebbe dovuto consentire di alzare il limitatore della moto, in virtù della regola secondo la quale la moto da gara può superare di 1100 giri la soglia massima del modello omologato per la circolazione su strada.
In quell'occasione agli uomini in verde non fu dato l'ok, con la motivazione che la moto non era stata giudicata sufficientemente nuova per poter ottenere una nuova fiche di omologazione, cosa che si ripetè anche l'anno scorso. Questo avvenne però soltanto tre giorni prima dell'inizio del campionato 2021, dopo che sia il KRT che tutti gli altri team che utilizzavano la Ninja, avevano svolto i test invernali con la configurazione di motore con 500 giri in più.
Nel 2022, per "fortuna" di Rea, Lowes e tutti i piloti Kawasaki, la comunicazione del fatto che non si sarebbe potuto alzare il regime massimo di rotazione della ZX-10RR arrivò prima dell'inizio dell'inverno. Per la stagione 2023 invece, repetita iuvant, con l'incertezza regna nuovamente sovrana. Accade così che, nonostante sia il momento di spedire le casse con moto, attrezzatura e ricambi a Phillip Island, Kawasaki non sa ancora se la sua moto potrà effettivamente sfruttare i giri motore in più. La attuale Ninja stradale può arrivare a 14000 giri, con la versione SBK che, in teroria, dovrebbe essere libera di raggiungere quota 15100.
Questo perché la moto in verde, oltre a una serie di aggiornamenti minori, ha ricevuto il sistema VAI (Variable Air Intake), che prevede l'impiego di cornetti di aspirazione a lunghezza variabile. Si è trattato di un altro upgrade, per la verdona, allo scopo di recuperare competitività nei confronti della concorrenza, senza dover rifare una moto completamente nuova (Superbike: e se a Rea e Kawasaki non servisse una moto nuova, ma solo i 500 giri tolti?). Il tutto per provare un nuovo assalto al mondiale dopo i sei successi consecutivi tra il 2015 ed il 2020, compito comunque tutt'altro che facile, vista la competitività mostrata dalla Panigale V4R e dalla Yamaha R1M.
Forse, il dubbio è legittimo, sarebbe più sensato poter permettere ad ogni casa di correre applicando semplicemente il regolamento, senza misure ad hoc che esulano anche da un eventuale Balance Of Performance il quale, in una categoria dove corrono tutti mezzi simili, avrebbe comunque poco senso. E se qualcuno dice che lo spettacolo langue, in caso di "monopolio", il consiglio è di citofonare al campanello Formula 1, dove Mercedes ha vinto 7 titoli consecutivi.