Sarà una frase banale, ma il mondiale Superbike 2023 che è iniziato a Phillip Island nel week-end appena concluso è stato totalmente all'insegna della Ducati. Quelle che erano state le indicazioni della vigilia circa la superiorità di Alvaro Bautista e della Panigale V4R sono state confermate e, se possibile, amplificate dalla tripletta dello spagnolo, dal doppio podio di Rinaldi e dai piazzamenti in top 5 di Bassani ed Oettl. A questo poi bisogna aggiunere la doppietta di Nicolò Bulega in Supersport.
Tornando alla SBK, se è vero che il tracciato australiano è una pista divenuta terreno di caccia della rossa, lo è altrettanto il fatto che lo spagnolo non è stato il solo ad andare forte, con quella moto, ma sono stati almeno quattro piloti su cinque. Lasciando perdere discorsi da bar che riguardano complotti et similia, è evidente la bontà del pacchetto, aspetto quindi che apre a tutta una serie di considerazioni.
Il mondiale è già finito? Certamente no. Sono mille, le variabili che si possono materializzare nelle 36 gare che mancano alla fine di un campionato appena iniziato, ma certamente una parte dei rapporti di forza sono stati stabiliti. Il binomio Bautista-Ducati, se trova il setup giusto, è in simbiosi quasi ascetica, mentre gli altri due componenti del "trio delle meraviglie" della Superbike odierna sono alle prese con diversi problemi.
Andando per ordine di classifica, quello di Andrea Locatelli, attuale secondo in campionato, non può certo essere definito un fuoco di paglia. Il Loca è stato 4° nel 2021 e 5° nel 2022 ed ha tutte le carte in regola per confermarsi (e forse anche qualcosa in più) quest'anno. Sul se possa davvero lottare per il campionato è presto per dirlo, ma la Yamaha non ha brillato, a Phillip Island, anche se quella australiana non è mai stata la pista preferita per la R1M.
E' comunque vero che il circuito nella terra dei canguri non è nemmeno quello prediletto da Razgatlioglu, con il turco che non ama nemmeno troppo il bagnato, ma che, nella SP Race, ha visto da dietro anche la V4R di Rinaldi, salvo poi essere abbattuto da Lowes in Gara-2, quando però era 7°, non solo a 13,5 secondi da Bautista e a 9.5 da Rinaldi, ma anche a 5 secondi dal compagno di squadra. Di buono c'è che, nel team factory Yamaha ed, a differenza di Kawasaki, quando un pilota ufficiale è in difficoltà, spesso l'altro fornisce consistenza. La moto di Iwata c'è e, almeno secondo quanto si è visto in Australia, può essere considerata la seconda forza in campionato.
Venendo a Rea e quindi alla verdona, una rondine non fa primavera, ma il round aussie è stato molto problematico, per le moto di Akashi. Di certo c'è che il vedersi negare, ad una settimana dall'inizio del mondiale, una nuova omologazione di motore con la quale avrebbero avuto a disposizione i famosi 500 giri in più (Superbike 2023: a volte ritornano… DORNA e la questione dei 500 giri di Kawasaki e Superbike: no di DORNA a Kawasaki, che correrà con lo stesso regime massimo del 2022) non è stato il massimo della vita, ma c'è evidentemente dell'altro.
L'impressione è che la attuale Ninja sia arrivata al limite del suo sviluppo e che le scelte consapevolmente azzardate di setup, in modo da cercare di avere qualcosa in più, portano con facilità a perdere la retta via. Ovviamente non è una colpa degli uomini in verde, che con il materiale a disposizione fanno tutto ciò che è loro possibile ma, semplicemente, un dato di fatto.
A Phillip Island Rea ci ha messo del gran suo in Gara-1 quando, con un quickshift che faceva la bizze, ha fatto valere le sue capacità di "Acquaman" con il 2° posto, su una pista bagnata e dove pertanto le performance della moto non sono così importanti. Con l'asciutto invece, sono riemersi i limiti della ZX-10RR, probabilmente incappata anche in una giornata storta a livello di setup, visto che nei test di inizio settimana il passo non era da primo posto, ma comunque da podio.
Sia lui che i tifosi lo ripetono ormai da tempo, serve una moto nuova. Le dinamiche di una azienda come Kawasaki però (ma vale per ognuna delle quattro jap), colosso industriale dove il comparto moto rappresenta una parte davvero minima di business e quindi di fatturato, sono complesse ed a volte di difficile comprensione per noi, esterni e per di più occidentali.
C'è chi dice che insieme alla modifica dei cornetti di aspirazione si poteva fare anche quella di un lieve cambiamento dell'inclinazione delle valvole e l'adozione delle stesse in titanio. Questo avrebbe comportato un tris di modifiche previste dal regolamento (anche se questo è stato ufficializzato solo una settimana fa), in modo da ottenere una nuova omologazione del motore e, finalmente, i tanto sospirati giri in più.
Visto però che con i "se" e con i "ma" non si va da nessuna parte, il dato reale è che questo non è avvenuto, così come non c'è la moto nuova e, in tutta onestà, inizia a sorgere qualche dubbio sul fatto che possa arrivare in autunno, in quella che sarà probabilmente l'ultima chance di poter avere ancora Rea in verde, almeno come pilota. La realtà dei fatti è quindi che si deve far funzionare al meglio ciò che c'è e che non è detto che vada così male su altre piste dove il pilota di Ballymena ci può mettere molto del suo.
Questo è esattamente ciò che fa anche Alex Lowes, solo che in negativo. Il talento dell'inglese non è in discussione ed il 3° posto nel mondiale 2019 dietro ai due "marziani" Rea e Bautista lo testimonia, ma cade con troppa facilità. L'essere costretto sempre a portare la Ninja al limite, senza probabilmente avere la sensibilità del compagno di squadra, certamente non aiuta, ma è un dato di fatto che, nelle rare giornate davvero no del caposquadra, lui è facile che abbia lanciato la moto. L'aver raccolto solo 6 punti in tre gare, non lo aiuterà certamente ad ottenere un rinnovo a fine contratto (che scade a fine stagione).
Buona prova di Rinaldi che, a parte lo smarrimento di Gara-2 sul bagnato, ha recitato bene la parte di scudiero "di peso" di Bautista. Restando in casa Ducati, 4° e 5° posto per Bassani (oltre al 9° in SP-Race) sono, da un lato la conferma della bontà del lavoro del Team Motocorse e del pilota veneto e, dall'altra del valore del pacchetto moto, anche se non ufficiale.
La considerazione vale anche per Philipp Oettl, con la V4R di GoEleven, che in classifica generale è preceduto da Iker Lecuona. Lo spagnolo della Honda è un talento indiscutibile, ma la CBR 1000 RR-R resta un oggetto in parte misterioso. Al momento è difficile quantificare il vantaggio avuto dalle super concessioni di cui la casa giapponese beneficia insieme a BMW.
La Fireblade ha uno dei motori più performante sul dritto, ma restano dei problemi nel resto della pista, questo almeno per portarla dove la casa dell'ala dorata vorrebbe e dove la firma HRC che si legge sulle carene suggerirebbe. Di sicuro il pilota di Valencia è, al momento e di gran lunga, il miglior interprete della moto, che è però chiamata ad un ulteriore salto di qualità, forse anche due, per arrivare alla meta, dal momento che i 27 secondi presi in Gara-1, i 7 della SP-Race ed i 13.7 di Gara-2 proprio pochi non sono.
Meno esaltante il rendimento di Vierge, che già l'anno scorso, complice anche un infortunio, si era visto relegare al ruolo di seconda guida e a Phillip Island è entrato in top-10 solo in Gara-1. Una scoperta nella scoperta saranno le due moto del team satellite MIE Racing con Granado e Syahrin in sella, apparse meno in forma delle Fireblade ufficiali e che hanno costantemente occupato posizioni di fondo.
Se Atene piange, Sparta (BMW) non ride, ma proprio per niente. La M1000RR sembra essere come il monolito di Kubrick in "2001: Odissea nello spazio". Qualsiasi strada venga presa, i risultati non vengono. Di certo c'è che a Monaco hanno ulteriormente lavorato sul motore, nell'inverno. La prova di questo è data dalle velocità massime ottenute a Phillip Island in tutto il week-end, a livello di Honda e Ducati.
Andare forte in rettilineo però non basta e Redding, vd Mark, Baz e Gerloff si sono spesso trovati in fila indiana in posizioni che, sulla carta, non competerebbero allo sforzo che la casa dell'elica sta producendo, visto che il miglior risultato lo ha ottenuto il pilota inglese, con un 9° posto in Gara-1 e 10 punti complessivi nel w-e di gara, mentre a livello di costruttori, BMW è mestamente ultima, con 11 punti all'attivo contro i 22 di Honda, i 34 di Kawasaki, i 39 di Yamaha ed i 62 di Ducati.
Anche la moto tedesca si avvale delle super concessioni ma, nonostante questo, i piloti continuano a faticare su una moto estremamente aggressiva nel comportamento. L'avventura della casa dell'elica a livello di impegno diretto nel mondiale Superbike è arrivata alla quinta stagione, ma non sembra ancora il 2023, l'anno in cui ci sarà il tanto atteso passo in avanti che porti la 4 cilindri bavarese all'altezza della concorrenza.
Ancora due parole sui piloti finora non nominati, a cominciare dai golden rookie di quest'anno, vale a dire Petrucci, Aegerter e Gardner. Tutti e tre avevano già capito che, anche per per un pilota MotoGP, la Superbike non è la classe più facile del mondo. L'italiano è quello che, complessivamente, se l'è cavata meglio, con due piazzamenti su tre nei primi dieci, mettendo anche a referto la penalizzazione di una posizione, ricevuta per un ultimo giro della SP Race fatto in stile "Sfida all'Ok Corral" con Vierge.
I due, subito dopo il traguardo, quindi ben prima che la direzione gara esaminasse il filmato, si sono complimentati vicendevolmente, dando l'impressione di essersi divertiti e basta, a prendersi a sportellate. Per il ternano, una volta concluso il round di Mandalika della prossima settimana è prevista una visita a Borgo Panigale per adattare la V4R del Team Barni alle su dimensioni, che non sono propriamente quelle da fantino di Bautista.
Aegerter, dominatore della Supersport dello scorso anno, si è abituato in fretta alla R1M, al punto che ha staccato il 3° tempo in qualifica, finendo poi 13° in Gara-1, venendo falciato dal compagno Gardner in Sp Race e chiudendo 7° in Gara-2. Il figlio di Wayne, in sella all'altra Yamaha satellite, ha invece collezionato un 10° posto come miglior piazzamento.
Sostanzialmente non giudicabili per un solo round gli ultimi tre, a cominciare da Lorenzo Baldassarri, anche lui proveniente dalla Supersport, ma che non ha finora trovato, con la Yamaha del team GMT94, lo stesso feeling del suo rivale dell'anno scorso, Aegerter. Molte ombre e poca luce su Tom Sykes, 20° in SP Race e con due ritiri nelle gare lunghe. Una Kawasaki non competitiva in generale nel w-e australiano, la sua (Team Puccetti) nello specifico,inevitabilmente uno o due step indietro rispetto alle ufficiali, oltre ad un bel po' di ruggine da parte del pilota hanno fatto il resto.
Di certo c'è che fa specie aver trovato Mr. Superpole, alias quello che, con 51 partenze al palo, detiene il record della Superbike, dover prendere il via dalla 19a posizione. L'auspicio è che il pilota di Huddersfield non si demoralizzi. Gli stessi problemi di mezzo e del suo sviluppo li ha patiti Oliver Konig con la ZX-10RR del team Orelec ma, a sua (parziale) discolpa c'è il fatto di non avere un pedigree da campione del mondo come Sykes.
Tra pochi giorni di nuovo in pista, per il secondo round. Ci si sposta dall'Australia all'Indonesia, con tempo praticamente pari a zero per cambiare qualcosa sui mezzi. Un bene per chi ha raccolto buoni risultati a Phillip Island, un male per gli altri. Il discriminante sarà la differente tipologia di pista, che ha dimostrato di essere ben gradita alle Yamaha ed a Razgatlioglu, che l'anno scorso fece tripletta ed è il favorito d'obbligo, Bautista e Rea permettendo.