Qualcuno dice che la Superbike è in crisi, qualcun altro, come Lorenzo Savadori, che quel mondo lo vive dall'interno ed è stato da noi intervistato anche su questo argomento, dice che le cose non stanno per nulla così. Nessuno ha invece dubbi sul fatto che la Supersport 600 sia in seria difficoltà, specialmente a causa di un mercato che, in quel segmento, è da tempo asfittico.
Le case stanno abbandonando quella specifica fascia di cilindrata per quanto riguarda i modelli stradali. Tra le giapponesi, l'unica ad avere una 600 sportiva Euro4 è Yamaha, con la nuova R6, mentre Honda, Kawasaki e Suzuki, direttamente o meno, hanno fatto sapere di non essere intenzionate ad aggiornare i loro modelli.
Come se non bastasse, è spuntata la Supersport 300, che dal 2017 diverrà un appuntamento fisso per le derivate di serie, una serie certamente adatta a valorizzare nuovi piloti, ma forse un po' debole per essere propedeutica, non diciamo alla Superbike, ma anche solo alla Superstock 1000.
Questo perché ci si troverebbe a dover passare da moto con meno di 60 cavalli ad altre che ne hanno abbondantemente più di 200. C'è poi la solita questione della sempre maggiore sovrapposizione tra WSBK e SSK1000, con le prime una volta più castrate da esigenze di contenimento di costi (e forse da limitazioni imposte per non "infastidire" sua maestà la MotoGP), cosa che sta producendo una pericolosa convergenza.
In quest'ottica, il bisogno di una classe intermedia, tra la SS300 e la STK1000/WSBK è evidente, come sono oggettivi i problemi del mercato, che è quello che spinge le varie categorie, in quanto popolate da moto derivate dalla serie. Dunque? La soluzione, al momento non esiste, a meno che non sia contenuto in qualche documento non ancora reso noto da parte degli alti vertici DORNA.
In attesa di essere messi a parte, dal promoter spagnolo, dei suoi piani futuri, l'unica cosa che possiamo fare, specie in questi giorni in cui di gare su asfalto non ce n'è nemmeno l'ombra, è lavorare di fantasia, pur se tenuta parzialmente a freno dal buonsenso, per immaginare quella che potrebbe essere una classe in grado di coniugare esigenze di alto numero di case/team coinvolte, così come di una griglia folta per i costi contenuti, senza dimenticare l'utilizzo di mezzi realmente derivati da quelli disponibili nelle concessionarie.
Posto per inciso che, in un mondiale come quello Superbike, Superstock o Supersport che sia, una delle voci che incidono maggiormente sono le spese per la logistica durante le trasferte extra-europee, il ridurre il costo di allestimento delle moto non sarebbe forse la panacea di tutti i mali, ma risultebbe certamente positivo.
Evitando di dllungarsi oltre quello che già si è fatto, proviamo quindi ad immaginare come potrebbe essere questa categoria, che si è deciso di chiamare Superbike light e parte dal presupposto dell'utilizzare la base stradale più ampia possibile, facendo correre moto che oggi non rientrano in alcuna categoria.
Imponendo, come limite di cubatura, 800cc per i 4 cilindri, 900 per i tricilindrici e 1000 per i 2C, quali moto/motori potrebbero far parte di questa categoria? Spulciando i listini troviamo solamente Ducati Panigale 959, MV Agusta F3-800 e Suzuki GSX-R 750, come mezzi potenzialmente "già pronti".
Tre marchi… pochini, per sperare di avere un campionato di risonanza planetaria, ma il numero aumenterebbe velocemente se si fissasse, come parametro, l'utilizzo di motori rispondendi ai canoni di cui sopra, abbinati a ciclistiche esistenti, anche appartenenti a modelli differenti da quello originariamente accoppiato al propulsore. Tra le unità papabili a questo punto ci sarebbero, ad esempio, quelle di:
- Aprilia Shiver 900
- Honda VFR800 e CRF 1000
- Kawasaki Z800E
- Suzuki V-Strom 1000
- Yamaha FZ8 ed MT-09
Sul fronte telaistico ci sarebbero quindi tutte le moto orinariamente accoppiate ai motori di cui sopra, oltre alle sportive dello stesso produttore del propulsore. Pensiamo ad esempio ad un telaio Yamaha R1 dotato del motore 3 cilindri 850 cc della MT-09. Quello che a prima vista potrebbe sembrare un mix sconclusionato, costituirebbe in realtà un ampio parco su cui ogni singolo team potrebbe lavorare, secondo lo spirito originario dei campionati delle derivate di serie, dove l'inventiva consentiva di arrivare a determinati risultati anche in presenza di budget limitati.
Queste, in sintesi le regole principali:
- elettronica di serie.
- peso minimo di 175 kg.
- possibilità di interventi meccanici analoghi a quanto previsto dal regolamento SStock, con in ogni caso il divieto di utilizzare materiali esotici per le varie parti motore.
- price cap di 5000 € sulle sospensioni.
- divieto di utilizzo di componenti in titanio o magnesio se non presenti sulle moto di serie.
- pneumatici liberi per quanto riguarda il fornitore, ma di misura omologata per lo specifico modello.
- cerchi di serie
Sulla base di queste premesse, le diverse moto schierabili sulla griglia salirebbero a minimo 10 (con la possibilità di far crescere questo numero con gli incroci telaio di una moto, motore di un'altra), numero che potrebbe aumentare di qualche altra unità se si comprendessero, nell'elenco, anche i tutti modelli stradali Euro3 che rientrano nei parametri, come ad esempio la Benelli 899 o la Moto Morini 9 1/2.
Il tutto comincia a quadrare un po' di più? Bene, l'esercizio di fantasia della Superbike light per adesso finisce qui, ma se in DORNA ci fosse qualcuno disposto a portarlo avanti, non ci dispiacerebbe. Se poi voleste aggiungere suggerimenti su come migliorare la proposta, potete farlo partecipando alla discussione sul Forum.