Superbike: se Razgatlioglu è il nuovo re, BMW è la nuova regina?

Gianluca Salina

Razgatlioglu e la BMW hanno monopolizzato il w-e di Misano della Superbike ed il pilota turco è in testa al mondiale. Merito suo, della moto, di entrambi, della zavorra imposta a Bautista ed alla sua Ducati o che altro?

Toprak Razgatlioglu nel week-end scorso ha sbancato Misano e si è portato in testa al mondiale Superbike. Questo ha diviso le tifoserie con, da una parte i sostenitori di Ducati, abituatisi alle vittorie della rossa, che con Alvaro Bautista ha monopolizzato le ultime due stagioni e, dall'altra, non solo i tifosi BMW, ma anche quelli degli altri costruttori, che quasi non ci credono al fatto che l'egemonia di Borgo Panigale sia stata, se non rotta, almeno messa in discussione.

Come spesso succede però, l'onda dell'entusiasmo ha portato anche qualcuno a scrivere titoloni ed a profetizzare questo piuttosto che quello. C'è chi ad esempio ha gridato (non a torto) al complotto riferendosi alla zavorra di 6 kg applicata sulla moto del campione del mondo, chi riconosce al turco una evidente superiorità e chi ha invece attribuito alla 4 cilindri bavarese gran parte dei meriti dell'exploit di cui si sta rendendo protagonista il pilota di Alanya in questa prima parte di stagione 2024.

Proviamo pertanto ad analizzare quanto successo finora per capire cosa ha determinato l'attuale stato di cose. In primis, il pilota. Toprak è un fenomeno, senza se e senza ma, probabilmente il talento più cristallino che c'è oggi in Superbike, allo stesso modo in cui lo era Jonathan Rea nel periodo in cui dominava con la Kawasaki e, in parte, come lo è stato Bautista nel biennio 2022-2023, anche se con qualche distinguo.

Questo perché sia il turco che il nordirlandese hanno vinto con moto che non sempre sono state le migliori del lotto, mentre lo spagnolo, nella parentesi in cui è stato pilota Honda, è sparito dai radar o quasi (tre terzi posti nel biennio 2020-2021). In Superbike per fortuna il pilota conta ancora moltissimo ed il pupillo di Kenan Sofuoglu è quello che ha fatto fare il salto di qualità definitivo alla M1000RR. Solo alla sua però, visto che le altre moto bavaresi si sono prese 20 secondi almeno da Razgatlioglu.

Funambolico e sempre in controllo, lui afferma di non riuscire ancora a far fare cosa vorrebbe alla sua M1000RR ma, di fatto, sta guidando come nessun altro e, per quanto si è visto in questo scorcio di campionato, a Monaco un pensiero al titolo 2024 adesso sono più che legittimati a farlo. Risolto il nodo pilota (ma ci torneremo), andiamo a buttare un occhio in casa BMW.

Il merito più grande della casa tedesca è stato paradossalmente l'accaparrarsi il turco, mossa che ha reso la 4 cilindri dell'elica immediatamente più veloce di svariati decimi al giro (per svariati che tende al secondo pieno). Sarebbe però poco corretto non dare merito ai tecnici bavaresi che, già nel corso della passata stagione, avevano fatto un importante step di miglioramento della moto in diverse aree.

Nei due anni di vittorie a raffica per Ducati, il grande vantaggio della Panigale V4R non era stato tanto la velocità massima, quanto piuttosto la sua capacità di accelerare, cosa che adesso ha anche BMW, la quale ha trovato l'alchimia per scaricare a terra i cavalli che già aveva, migliorando le performance della moto e con, per tornare al pilota, il buon Razgatlioglu che ci mette (tanto) del suo.

Abbiamo però lasciato nel limbo Bautista. Torniamo dunque ai piloti. Analizzando i cronologici di Misano 2024, salta all'occhio che, tra i top rider, l'unico ad essere andato più piano rispetto all'anno scorso, è stato proprio lo spagnolo. Da un lato sarebbe facile derubricare il risultato del pilota di Talavera de la Reina come originato dalla zavorra che è stata messa sulla sua moto ma, dall'altro, è un aspetto che non va assolutamente trascurato.

La decisione di applicare i kg in più alla Panigale numero 19 è solo l'ultima delle misure prese per evitare campionati dominati da una sola coppia pilota+moto come avvenuto in passato. Su questo aspetto il buon Johnny Rea potrebbe scrivere un libro. Alt! Qualcuno obietterà che al nordirlandese sono stati tolti giri, mentre allo spagnolo sono stati aggiunti kg.

E' vero ma, in soldoni, la sostanza non cambia, se non che, all'epoca della penalizzazione inflitta a Kawasaki (peraltro inflitta pochissimo tempo prima dell'inizio del campionato), per poter colpire il pilota di Ballymena non si esitò a "sanzionare" anche tutti gli altri piloti in sella ad una ZX-10RR. Nel caso di Bautista il regolamento è stato più chirurgico, andando, di fatto a colpire solo lui. Meglio l'una o l'altra soluzione? Sinceramente… nessuna delle due.

Ma ripiombiamo su Misano. L'analisi dei cronologici racconta una verità che nella realtà è però più complessa di quanto non sembri. Non bastano temperatura, pressione ed umidità simili per determinare gli stessi risultati. Questo perché in sella ci sono degli esseri umani, alle prese con bioritmi e non solo, senza contare che il livello di gommatura può non essere esattamente lo stesso da un anno all'altro e, last but not least, setting applicati al funzionamento delle gomme possono sortire effetti apprezzabilmente differenti da una volta all'altra.

Basta? No. Vanno considerati anche il fattore psicologico (Bautista non ha mai digerito completamente la misura presa nei suoi confronti), così come il fattore età, che non gioca a favore del buon Alvaro. Entrambi questi aspetti potrebbero essere responsabili di un piccolo drop di prestazioni, che restano comunque a livelli stellari, visto che ci sono svariati piloti che due podi in un week-end non li hanno fatti/faranno in tutta la loro carriera, cosa che non riguarda di certo Bulega, autore di un week-end in cui è stato costantemente davanti al suo caposquadra.

Al netto di tutte queste elucubrazioni però, la classifica è sempre quella che, piaccia o meno, mette d'accordo tutti. In virtù di questo, nessuno può negare che, per quanto visto finora, l'accoppiata Razgatlioglu-BMW sia la più in forma del momento. Il turco e e la casa dell'elica hanno già il mondiale in tasca? Certamente no. In Ducati non staranno di certo con le mani in mano e, al di là del fatto che al WDW potrà arrivare o meno una evoluzione della moto, il passato è pieno di esempi in tal senso.

E' innegabile però che in quattro gare i ragazzi di Monaco ed il team di Shawn Muir siano arrivati a mettere in discussione una gerarchia di valori che in pochi, solo alcuni mesi fa, avrebbero pensato fosse sovvertibile. Oggi la Ducati resta la miglior moto del lotto, capace di vincere con entrambi i suoi piloti ma, di certo c'è che l'accoppiata Toprak/BMW non potrà che migliorare ed i volatili per diabetici avranno sempre meno dolcificante, nella loro ricetta.

Credit foto: WORLDSBK

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