A Buriram cambia il tracciato, ma non il risultato finale. Dopo aver monopolizzato tutti i turni di prove, libere e cronometrate, Alvaro Bautista e la Ducati mettono il loro sigillo anche su Gara-1 del GP di Thailandia della Superbike. Lo spagnolo e la moto di Borgo Panigale hanno avuto la meglio su un mai domo Jonathan Rea che, con la sua Kawasaki le ha provate davvero tutte.
Alla partenza scatto fulmineo del campione del mondo, ma la Panigale V4R (qui il nostro test a Misano) del pilota numero 19, sfruttando la maggiore accelerazione ed allungo, riescono a girare ad entrare nella prima curva davanti a tutti. Bautista però va largo e Rea si infila, con Alex Lowes (Yamaha Pata), Tom Sykes (BMW), Michael vd Mark (Yamaha Pata), Leon Haslam (Kawasaki), Sandro Cortese (Yamaha GRT), Marco Melandri (Yamaha GRT), Chaz Davies (Ducati) e Eugene Laverty (Ducati GoEleven) a seguire.
Un errore di Bautista nel corso del secondo giro consente a Lowes di sopravanzarlo, con Rea che transita con 1" di vantaggio sul secondo, un bottino che conserverà sostanzialmente fino al 6° giro perché nel frattempo Bautista, liberatosi di Lowes, si getta all'inseguimento del pilota di Larne, rosicchiando decimi su decimi.
All'ottavo giro il sorpasso che, per la rapidità con la quale lo spagnolo è tornato sul nordirlandese, lascia presagire una fuga solitaria. Si ripropone così il refrain delle prove, con la V4R straripante sui due rettilinei del Chang International Circuit (i km/h di vantaggio sono 7 a favore della moto italiana) e la ZX-10RR numero 1 molto più composta nel misto grazie alla guida pulita del quattro volte campione del mondo.
La 4 cilindri bolognese è ancora impacciata, rispetto alla rivale, nei cambi di direzione e la guida di Bautista è più sporca, più da MotoGP, di quella di Rea che, a differenza di quanto successo in Australia, proprio non ci sta a veder andare via il codone del rivale e, gli rimane attaccato. Al termine della gara, il miglior giro dello spagnolo, 1'32.724, sarà di soli 39 millesimi più veloce del best-lap del nordirlandese, 1'32.763.
Tra l'11° ed il 13° giro Rea compie il suo massimo sforzo, riducendo da 8 a 5 decimi il distacco da Bautista ma forse, proprio questo strappo, provoca un deterioramento prematuro del suo anteriore (una morbida, a differenza del rivale, che sceglie una mescola più dura) e da quel momento in poi inizia la cavalcata solitaria di Bautista, con il campione del mondo che si accontenta della seconda posizione, grazie anche alla tranquillità derivante dal vantaggio sugli inseguitori.
Alle spalle del duo di testa infatti, Lowes, vd Mark, Haslam, Melandri, Cortese e Davies viaggiano quasi in trenino per un po' di giri, per poi sgranarsi via-via. Il primo a salutare la compagnia è Davies, vittima di una scivolata innocua nel corso del 9° giro. Il gallese riprende la pista, ma la sua gara, fino a quel momento discreta, ne risulterà compromessa (finirà 15°).
A ruota lo segue Sykes, con ogni probabilità messo fuori gioco dal rapido deterioramento delle gomme, un problema atavico del pilota inglese, che lo ha aveva spesso patito anche quando era in Kawasaki. Il numero 66 perde contatto e termine 9°, passato anche da Rinaldi, che porterà la V4R di Barni all'8° posto finale.
Con Lowes e vd Mark plafonati al 3° e 4° posto fino alla bandiera a scacchi, c'è spazio per un duello tra Melandri ed Haslam. Il ravennate, nonostante problemi di stabilità sul dritto della sua R1M, che sui due rettilinei innesca importanti ondeggiamenti, analoghi a quelli che avevano afflitto l'italiano quando era in Ducati, arriva anche a contatto con l'inglese, ma alla fine deve cedere ed accontentarsi del 6° posto, davanti a Cortese.
Al traguardo Bautista arriva con 8.2 secondi di vantaggio su Rea, che conclude l'ultimo giro quasi a passeggio quando, al rilevamento del T3, il suo svantaggio era di circa 6 secondi. Forse un errore non inquadrato dalle telecamere, piuttosto che la stanchezza derivante dalla battaglia con Bautista o un ulteriore drop della condizione delle gomme hanno reso più accentuato un divario che è comunque stato importante, anche se minore rispetto all'Australia.
La top-10 è completata da Razgatlioglu (Kawasaki Puccetti), davanti a Torres (Kawasaki Pedercini), Mercado (Kawasaki Orelac), Camier (Honda Moriwaki Althea); Reiterberger (BMW), Davies, Warokorn (Kawasaki Thailand), autore di una uscita, come Delbianco (Althea Mie).
Da segnalare la caduta di Laverty al 3° giro quando, nella curva prima del rettilineo di arrivo, il pilota si è buttato in terra causa malfunzionamento ai freni, con la moto che ha proseguito la sua corsa ad alta velocità ed è finita nell'ampio spazio di fuga, non inquadrata dalle telecamere.
Per l'irlandese certamente un po' di paura ed una tuta rovinata, ma nessuna conseguenza importante. Nel corso della gara è uscito anche Kiyonari (Honda). In classifica Bautista allunga su Rea, 87 p.ti contro 69 ed i due saranno certamente protagonisti domani, sia nella Superpole Race, che in Gara-2 (questi gli orari tv)
Le dichiarazioni dei primi tre nel dopo gara.
Alvaro Bautista: "E' stata più difficile che in Australia. Immaginavo la battaglia con Johnny visti i tempi delle prove. All'inizio ho fatto un errore, perdendo la posizione. Ci siamo toccati ed ho quasi perso la moto, ma ho recuperato e sono riuscito a fare il mio passo, provando ad andarmene. Oggi il feeling non è stato ottimale con la moto. Abbiamo qualcosa da sistemare, ma sono felice perché abbiamo vinto."
Jonathan Rea: "Sono contento del risultato. Avevo a disposizione un pacchetto ottimo come sempre. Nella parte centrale sono andato al limite, Ci proveremo e continueremo a spingere, ma non è stato possibile fare di più, anche perché nel finale mi è calato un po' l'anteriore".
Alex Lowes: "Speravo di essere più veloce e di rimanere più vicino ad Alvaro e Johnny. Ho avuto qualche problema di feeling, ma sono rimasto calmo per tutti i giri ed alla fine sono stato contento di portare la Yamaha sul podio."