Non si sono ancora spenti i riflettori si quello che secondo alcuni è stato un prodigioso recupero, che ci si appresta a viverne un altro. Il primo è ovviamente quello di Valentino Rossi che, domenica scorsa ad Aragon, è tornato a correre in MotoGP dopo poco più di tre settimane dall'incidente che gli era costato la frattura di tibia e perone. Il secondo è quello che Tom Sykes tenterà di fare a partire da venerdì prossimo in Superbike.
Il pilota della Kawasaki numero 66, attualmente secondo nel mondiale dietro al compagno Jonathan Rea, è reduce dalla caduta del 16 Settembre durante le FP3 a Portimao, dove ha rimediato una lussazione scomposta nel mignolo sinistro e alcune microfratture al polso sinistro ed all’anulare della stessa mano. Anche il centauro di Huddersfield, come il pesarese della Yamaha, è ancora matematicamente in corsa per il titolo e sta forzando i tempi per far sì che le due manche del GP di Portogallo restino le uniche in cui non ha preso il via.
Posto che anche l'inglese debba avere l'ok a correre dalla Commissione Medica, l'impresa è in ogni caso ardua, come se non di più di quella del Dottore in MotoGP, lontano 56 punti da Marc Marquez e con 100 punti ancora a disposizione. Per Sykes invece i punti da recuperare sono 120 sui 150 ancora in palio, con il suo compagno di squadra Johnny Rea che potrebbe già chiudere la partita al termine di Gara-1 proprio a Magny Cours.
Al di là degli aspetti di classifica però, è interessante notare come questi due siano stati solo gli ultimi esempi in ordine di tempo, di recuperi ultra-rapidi, permessi certamente da fisici allenati, ma ancora più da una mentalità vicnente e totalmente votata all'obiettivo, un qualcosa che è insito nel DNA di questi professionisti, per i quali il correre in moto è solo la parte più bella di un lavoro comunque fantastico, ma dove non è proprio tutto rose e fiori, specie quando ci si fa male.
Certamente, a livello psicologico conta molto la motivazione che, se per Rossi poteva anche non essere così forte (ma lo è stata) in virtù dei nove titoli mondiali conquistati, per Sykes è massima, dal momento che sta per inchinarsi, per la terza volta in tre anni, al suo team-mate, ma anche perché, ne 2012 e nel 2014 ha perso due iridi per 6,5 punti di scarto in totale (nel 2012 dietro a Biaggi di solo 0,5 punti e nel 2014 dietro a Guintoli per 6 punti), cosa che probabilmente lo rende decisamente affamato.