La dicitura supernaked, ormai sdoganata da qualche anno, descrive moto senza carene che hanno potenze e prestazioni paragonabili a quelle delle supersportive di pochi anni fa. Ed è proprio in tema di performance, che questo segmento del mercato ha fatto forse il passo in avanti più consistente dell'intero panorama delle due ruote, il tutto in 12 mesi.
La prova di questo è data dal fatto che se, all'incirca un anno fa, vi avessero chiesto di elencare le supernaked più potenti sul mercato, voi avreste risposto, in rigoroso ordine alfabetico, Aprilia Tuono V4 1100 (175 cv), BMW S 1000 R (165 cv), Ducati Monster 1200 S (150 cv), KTM 1290 Super Duke R (177 cv), Suzuki GSX-S 1000 (150 cv), Triumph Speed Triple 1050 (150 cv) e Yamaha MT-10 (160 cv).
Se, invece, la stessa domanda vi venisse posta oggi, i nomi di marche e soprattutto modelli sarebbero parecchio diversi. Stessa cosa dicasi per i numeri, sciorinati da motori che ormai non hanno quasi più niente da invidiare a quelli delle SBK-replica da cui derivano, decisamente più elevati rispetto a soli 12 mesi fa.
Oggi le due naked più potenti sul mercato parlano italiano e ed arrivano da Ducati e MV-Agusta. Sono la Streetfighter V4 e la Brutale 1000, entrambe accreditate di 208 cv, 31 in più della più potente del 2019 (la KTM). Segue, abbastanza a ruota, anche se con finalità un po' meno "teppistica", la Kawasaki Z H2, con 200 cv.
Più distanziate quelle che l'anno scorso erano le due record-bike, vale a dire la KTM 1290 Super Duke R, cresciuta fino a 180 cv con la "versione 3.0" del modello e la Aprilia Tuono V4 1100, "ferma" a 175 in attesa di un upgrade di motore o addirittura della moto nuova (questo il nostro articolo al riguardo Aprilia RSV4 e Tuono V4 2021: moto nuove?). A seguire, BMW S 1000 R e Yamaha MT-10, rimaste agli stessi valori di potenza del 2019
In pratica, le prime quattro della classe di un anno fa quanto a cavalleria oggi sono divenute oggi i fanalini di coda, "sverniciate" da tre new entry con numeri da capogiro. La frase è volutamente provocatoria, dal momento che non è solo la potenza a dover rappresentare il valore e l'efficacia di una moto, ma soprattutto perché si sta in ogni caso parlando di eccellenze a livello mondiale.
Al netto di questo però, l'asticella si è alzata e non di poco. Così, dopo le maxi supersportive, ormai divenute hypersport, la ripresa della "corsa agli armamenti" è arrivata anche per le grosse nude. Queste sono divenute sempre più prestazionali, tecnologiche e legate alle carenate da un link, parlando di performance, che sembra essere divenuto inscindibile.
Di certo c'è che, come sono ormai prodotti altamente elitari le hypersport, allo stesso modo lo sono le supernaked che, a questo punto, potrebbero anche meritarsi il titolo di hypernaked. L'appellativo vale per i contenuti e, inevitabilmente, il prezzo che, per il quintetto top del 2020 parte dai poco più di 16 mila € della Tuono V4 1100 per arrivare ai quasi 43 mila della Brutale 1000 Serie Oro.
La domanda più logica, vista l'evoluzione del mercato, non è quale sarà il prossimo passo in ambito grosse naked, quanto piuttosto chi, tra gli altri costruttori, vorrà impegnarsi ad esibire a sua volta i muscoli per unirsi all'allegra brigata, per puntare, nel 2021, a quello che nel basket viene chiamato quintetto base.
Premettendo che da qui in poi ci si addentra nel campo delle pure speculazioni, una delle maggiori indiziata è Yamaha, con la MT-10. La maxi-nuda di Iwata, giunta sul mercato nel 2016, ha pertanto cinque stagioni sulle spalle e, complice la necessità di aggiornare la YZF-R1 da cui la naked deriva, alla normativa Euro 5, è attesa ad un lifting, sia estetico che di motore.
Quattro anni fa la casa dei tre diapason fece la scelta di non cercare lo scontro al vertice con le allora top contender Aprilia e KTM. Oggi però, il mutato scenario di mercato e la possibilità di attingere dalla già citata R1, potrebbero modificare sostanzialmente le velleità della futura MT-10, cosa che potrebbe avvenire già in autunno.
Lo stesso discorso di Yamaha potrebbe valere per Suzuki e per la sua GSX-S 1000, di un anno più "anziana" della MT-10. La questione però, per la maxi di Hamamatsu è un po' più complicata, dal momento che la moto non deriva direttamente dalla GSX-R 1000 attuale, ma dalla versione K5 della leggendaria sportiva in blu.
L'attuale modello ha subito piccoli interventi, fondamentalmente di motore, nel 2017, con la versione Euro 4 ma, il fatto che il percorso della GSX-S 1000 (e della sorella carenata GSX-S 1000 F) non è legato a doppio filo a quello della sportiva, presuppone che, al rilascio di quella che dovrebbe essere la nuova SBK-replica di Suzuki, anch'essa attesa in autunno a causa del discorso Euro 5, non necessariamente debba corrispondere l'arrivo di una altrettanto nuova naked.
Un'altra candidata ad entrare nell'ormai nemmeno troppo ristretto novero delle supernaked è la Triumph Speed Triple. Ad Hinckley sono al lavoro su una nuova maxi-naked che, dopo anni, dovrebbe abbandonare la storica cubatura di 1050 cc per crescere decisamente (chi dice a 1160 cc, chi addirittura a 1200) e di cui ne abbiamo parlato in questo articolo: Triumph: in arrivo la Speed Triple 1200.
Per Honda il discorso è ancora più complicato che per Suzuki. La casa dell'ala dorata, con la CB 1000 R ha sempre mantenuto un profilo tendenzialmente basso, privilegiando la caratteristica di essere user-friendly alla ricerca della potenza pura, filosofia che è sempre stata anche alla base della sportiva Fireblade.
A Tokyo però l'anno scorso hanno deciso di cambiare rotta, almeno con la CBR 1000 RR-R, dichiaratamente finalizzata alla performance e che fa capire come oggi, da Honda, primo costruttore di moto al mondo, ci si possa attendere di tutto, anche una naked derivata dalla loro superportiva di ultima generazione, anche se l'attuale maxi-nuda ha soltanto tre stagioni alle spalle.
Chi invece, potrebbe non darsi troppo peso nello sfornare ncessariamente una "sputafuoco" come la concorrenza è Kawasaki, semplicemente perché ce l'ha già, vale a dire la Z H2. Questo potrebbe consentire alla casa di Akashi di concentrarsi sulla prossima versione della Z 1000 mantenendo le attuali caratteristiche dell'attuale modello, il tutto senza andare in sovrapposizione con la nuda della serie H2, la quale però è un prodotto sui generis.
E' pur sempre vero che, ammesso e non concesso che tutto andasse come è stato scritto sopra, proprio la Z1000 si troverebbe ad essere l'unica o, per lo meno, tra le pochissime a non abbracciare il concetto di supernaked. Tutto ciò per dire che l'arrivo di una, inventiamo, Z 1000 RR, magari derivata dalla futura ZX-10 RR (di cui abbiamo parlato qui Kawasaki Ninja ZX-10RR 2021: sarà tutta nuova?) appare poco probabile.
Last but not least, BMW. La già nominata S 1000 R è oggi, come detto, al limitare della categoria (per quanto possa far sorridere dire questo di un 1000 da 165 cv) e per l'autunno è attesa la nuova versione, anch'essa Euro 5, per la quale sono due, le scelte che la casa di Monaco può aver fatto.
La prima e più verosimile presuppone di proseguire sulla strada della continuità, data dalla simbiosi con la S 1000 XR, recentemente rinnovata, moto già rispondente alle nuove normative anti-inquinamento. Se così fosse, significherebbe l'impiego, sulla naked della stessa unita da 165 cv che altri non è se non il motore della sportiva S 1000 RR, ingentilito e privato del sistema di fasatura variabile Shiftcam.
La seconda (e meno probabile) scelta presupporrebbe invece una ancora più vicina parentela motoristica tra la carenata e la nuda dell'Elica. Non resta che attendere quelli che saranno di fatto i saloni virtuali di questo autunno, per stilare quella che sarà la classifica delle supernaked più potenti del 2021.